La risoluzione non vincolante del Parlamento Europeo sul sostegno dell’UE all’Ucraina, con un controverso paragrafo che chiede la rimozione delle restrizioni all’uso delle armi inviate a Kiev, consentendo agli ucraini di colpire obiettivi militari legittimi in territorio russo, conferma le divisioni che attraversano sia la maggioranza di Governo che l’Opposizione.
La maggioranza ieri si è divisa, con Fdi e Forza Italia da una parte e la Lega dall’altra: ad unirla, resta la contrarietà alla rimozione esplicita delle restrizioni all’uso delle armi inviate dall’Europa in territorio russo, chiesta nel paragrafo 8 del testo. Ma mentre Fdi e Fi hanno votato a favore del complesso della risoluzione, la Lega ha votato contro.
Gli eurodeputati di Fratelli d’Italia (gruppo Ecr) hanno votato sì alla risoluzione: tra gli altri, il capodelegazione dei Fratelli Carlo Fidanza, Pietro Fiocchi, Nicola Procaccini, la vicepresidente del Parlamento Antonella Sberna.
Si è tenuto un voto separato sulla conferma del paragrafo 8, che è comunque contenuto nel testo approvato nel suo insieme: su questo i Fratelli hanno votato contro, mentre i polacchi del Pis, che stanno anche loro nell’Ecr, hanno votato a favore.
I deputati di Forza Italia (Ppe) Caterina Chinnici, Salvatore De Meo, Flavio Tosi si sono espressi contro la conferma dell’emendamento (si è astenuto Herbert Dorfmann dell’Svp). Massimiliano Salini, di Fi, ha votato a favore. Gli stessi eurodeputati di Forza Italia/Ppe hanno votato a favore della risoluzione nel suo insieme, come Fdi: il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, Segretario nazionale azzurro, si è più volte detto contrario alla rimozione esplicita delle restrizioni all’uso delle armi inviate in Ucraina, perché “non siamo in guerra con la Russia“. Contraria sia al testo della risoluzione nel suo insieme che al paragrafo 8, invece, la Lega, che milita nel gruppo Patrioti per l’Europa (PfE).
Contro la risoluzione, e contro la conferma dell’emendamento 8, ha votato anche una parte dell’opposizione, quella a sinistra del Pd, in particolare i Cinquestelle (The Left), i Verdi (Verdi/Ale), Sinistra Italiana (The Left), mentre il Pd (S&D) ha votato in grande maggioranza a favore, pur votando contro l’emendamento controverso.
Si sono distinte la Vicepresidente dell’Aula Pina Picierno e la deputata Elisabetta Gualmini, entrambe DEM, che hanno votato a favore anche in questo caso, dichiarandolo pubblicamente.
Per contro sulla risoluzione nel suo complesso, gli indipendenti Marco Tarquinio e Cecilia Strada (eletti nelle liste PD ma non iscritti al partito) si sono astenuti, a differenza dei colleghi DEM che hanno votato a favore. I due indipendenti si sono espressi contro la conferma del paragrafo 8, come gli altri (tranne Picierno e Gualmini). Si sono registrate assenze, in generale, perché diversi eurodeputati sono dovuti allontanare per fare rientro in Italia.
Tra i gruppi europei, l’Europa delle Nazioni Sovrane (Esn), quello fondato da Alternative fuer Deutschland dopo essere stata espulsa dal gruppo Identità e Democrazia, un eurodeputato, il lituano Petras Grazulis, ha votato a favore dell’emendamento sull’uso delle armi e anche dell’intera risoluzione, mentre il resto del gruppo si è espresso in senso contrario in entrambi i casi. Nel gruppo Ecr hanno votato contro la risoluzione di sostegno a Kiev i rumeni dell’Aur e un lussemburghese. Nel voto sull’insieme della risoluzione Patrioti, Esn e Left formano il grosso dei contrari (non pochi Patrioti, tra cui gli spagnoli di Vox, si sono astenuti). Il Ppe ha votato quasi tutto a favore, con una manciata di astenuti e nessun contrario.
L’S&D ha votato in maggioranza a favore, con 4 contrari e 8 astenuti, tra cui Tarquinio e Strada. Massicciamente a favore Renew Europe, con un solo astenuto. I Verdi/Ale hanno votato in maggioranza a favore, con 5 contrari (tra cui gli italiani Ignazio Marino, Leoluca Orlando e Benedetta Scuderi) e 4 astenuti.
Spaccata in tre tronconi la Left, gruppo non nuovo a divisioni su temi sensibili. Al di là della conferma delle divisioni che attraversano la politica italiana sulla guerra in Ucraina, e in particolare sull’uso che gli ucraini dovrebbero fare degli aiuti militari europei, un dato politico interessante, a livello UE, è arrivato dal voto su una risoluzione sulla situazione in Venezuela, dove in luglio si sono tenute elezioni presidenziali fortemente contestate.
Il voto di ieri conferma la centralità del Ppe non solo nella nuova Commissione, ma anche in Parlamento. Il Ppe può scegliere, a seconda dei dossier, con chi fare maggioranza, praticando la classica politica dei due forni andreottiana. A Strasburgo esiste, sempre che i Popolari lo vogliano, una maggioranza di centrodestra e i risultati del voto sulla situazione nel Paese sudamericano lo confermano.
La risoluzione, che riconosce Edmundo Gonzalez come presidente legittimamente eletto, è passata con 309 voti favorevoli, espressi da Ppe, Ecr, Patrioti per l’Europa, Europa delle Nazioni Sovrane (il gruppo fondato dai tedeschi di Alternative fuer Deutschland).
I gruppi a sinistra del Ppe (S&D, Sinistra, Verdi/Ale) hanno votato contro, ma i contrari sono stati solo 201, non abbastanza per invertire gli equilibri.
I liberali di Renew Europe, che non avrebbero comunque potuto cambiare la situazione, hanno ritirato le tessere dai banchi, perché il testo è stato cofirmato dal gruppo dei Patrioti. Si contano anche 12 astenuti.