La linea dell’inflazione “temporanea” sostenuta finora dalla Bce è sempre più in discussione, soprattutto dopo l’impennata dei prezzi al 3,4%, ai massimi di 13 anni, nell’area euro. La presenza della Bce al vertice dei Ministri delle Finanze europei a Lussemburgo (domani in agenda l’Eurogruppo) rischia di assorbire buona parte dell’agenda, altrimenti dedicata ai Pnrr nazionali e al settore bancario.
Il momento è delicatissimo per le prossime scelte della BCE: a dicembre, si farà il punto sul futuro del Pepp, il programma per l’emergenza pandemica che ha fatto crollare i rendimenti – fra gli altri – dell’Italia, evitando i rischi di “frammentazione” dell’euro e consentendo ampi margini di bilancio al Governo.
L’aspettativa, vista la ripresa e i prezzi tornati a correre, è che lo si lasci esaurire a marzo 2022, come da programma. Ma Lagarde e gli altri Consiglieri della BCE vogliono maggiore cautela e sostengono che “l’economia dell’euro non è ancora fuori pericolo“.
Proprio ieri il Givernatore della Banca d’Italia, Vincenzo Visco avvertiva: “La banca centrale dovrebbe agire con prudenza nel contrastare shock che appaiono avere una natura solo temporanea. I ritardi con i quali la politica monetaria dispiega i propri effetti, mediante la trasmissione al credito e alla domanda aggregata, sono infatti tali che il suo impatto sull’economia potrebbe materializzarsi quando lo shock è già rientrato.In ogni caso: la politica monetaria della Bce “si manterrà accomodante fino a quando necessario“.