Con la Biblioteca Universitaria di Pisa prosegue il racconto delle meraviglie del patrimonio librario italiano che ogni settimana accompagna i visitatori in un viaggio virtuale alla scoperta delle 46 biblioteche dello Stato grazie a una serie di reportage promossi sui canali social del Ministero della Cultura guidato da Dario Franceschini.
Aperta al pubblico nel 1742, nell’attuale sede della Domus Galileiana, grazie alle donazioni di eruditi e professori universitari, la Biblioteca Universitaria di Pisa – una delle sette biblioteche universitarie statali – conta oggi oltre 700.000 volumi e 2.500 manoscritti. Tra le sue raccolte più significative, il Fondo sezione Toscana, costantemente aggiornato, e il Fondo tesi, che vanta una collezione di ventimila tesi di laurea dal 1868 fino alla prima metà del Novecento. Tra tutte, spiccano quelle di personalità illustri, come gli elaborati di Giovanni Gentile, Giovanni Gronchi, Carlo Azeglio Ciampi e anche quella di Enrico Fermi, ritenuta perduta per anni, ma ritrovata nel 1990. La prima sede della Biblioteca fu Palazzo della Specola, ma per esigenze di spazio fu trasferita nel 1823 nel Palazzo della Sapienza, costruito per volontà di Lorenzo il Magnifico alla fine del XV secolo. Il palazzo quattrocentesco è stata la sede ufficiale fino al 2012, annus horribilis a causa del terremoto: da allora la Biblioteca infatti non ha più una casa, ma nelle tante sistemazioni temporanee continua la sua opera di conservazione delle raccolte librarie e di organizzazione dei servizi a un pubblico che non l’ha mai abbandonata.
“A causa di quell’evento sismico siamo stati costretti ad abbandonare la nostra sede storica all’interno del Palazzo della Sapienza” spiega nel documentario il direttore, Daniele Cianchi, intervistato in uno degli spazi provvisori allestiti per gli uffici della Biblioteca. Qui mancano la monumentalità e il prestigio che merita l’Universitaria di Pisa, ma resta intatta la passione dei bibliotecari per il loro istituto, per il patrimonio che custodiscono e anche per la sua fruizione, che continuano a garantire con ogni mezzo possibile.
“Il terremoto del 29 maggio 2012 ha portato all’evacuazione immediata del personale, e dopo 5 anni anche le raccolte bibliografiche sono state portate altrove” prosegue Cianchi. Al momento, la nuova sede è stata predisposta accanto al Museo di San Matteo, in piazza di San Matteo in Soarta, che un tempo ospitava il Dipartimento di Storia delle arti. “Sono stati realizzati dei depositi che hanno permesso di ospitare circa il 30% del patrimonio della Biblioteca Universitaria di Pisa, mentre il restante 70% nel 2017 è stato portato presso l’Archivio centrale di Lucca. Il nostro pubblico – prosegue il direttore – si è dovuto accontentare perché ciò ha comportato di dover attendere anche una settimana per l’arrivo dei volumi richiesti”. A oggi però sono già stati stanziati i fondi per i lavori di sistemazione e soprattutto per gli interventi di messa in sicurezza dei locali all’interno della Sapienza. “La speranza che nutriamo- dice Cianchi- è di poter rientrare nella nostra sede grazie alla fine dei lavori per il riadattamento”. “Il mio obiettivo nell’immediato è comunque la digitalizzazione del nostro patrimonio proprio per evitare che in futuro un altro cataclisma possa mettere in pericolo questo istituto e la fruizione da parte degli utenti. La digitalizzazione – conclude il direttore Cianchi– ci permetterà di non cadere di nuovo in questo oblio e anche per questo stiamo ottenendo dei finanziamenti importanti per valorizzare i nostri fondi più preziosi”.
Il prossimo appuntamento con una nuova biblioteca sarà giovedì 14 luglio 2022. Manoscritti antichissimi, minuziose mappe geografiche, edizioni rare e preziose. E poi spartiti musicali, raccolte di incisioni, stampe e incunaboli. Ma anche gli oggetti amati dagli scrittori contemporanei, i quaderni, le lettere private e le dediche. Realizzato con l’agenzia di stampa DIRE, il progetto è un viaggio alla scoperta dei 46 Istituti statali italiani, scrigni di bellezza e custodi di un patrimonio documentario che ammonta a circa 40 milioni di esemplari.