Biotecnologie innovative per l’agricoltura europea e statunitense

Si è recentemente svolta, in modalità online, un’interessante iniziativa organizzata dall’Ambasciata degli Stati Uniti d’America e dall’Ufficio Affari Agricoli in Italia sulle biotecnologie innovative (come il genome editing e il CRISPR), l’innovazione in agricoltura e le più recenti norme in materia. I lavori sono stati aperti dall’Incaricato d’Affari Thomas D. Smitham e Charles Rush, Consigliere per gli Affari Agricoli presso l’Ambasciata americana di Roma. Hanno partecipato ai lavori il Professore Channapatna Prakash Dean della Tuskegee University, Alabama; il Professore di Genetica, Michele Morgante dell’Università di Udine; il Professore Ivan Pejić dell’Università di Zagabria; Vanja Kojic, Consigliere per la biosicurezza presso il dipartimento per la protezione delle piante del Ministero serbo dell’agricoltura; Jelena Samardzic, Capo del laboratorio di biologia molecolare presso l’Istituto di genetica molecolare e ingegneria genetica di Belgrado; il Professore Associato Manolis Flemetakisdell’Università di Atene; Adaleta Durmic-Pasic, Capo del laboratorio per le biotecnologie e la genetica presso l’Università di Sarajevo e Maria Dirlevska-Chaloska, Consigliere presso il Dipartimento per la gestione ambientale del Ministero dell’Ambiente di Skopje.  Il Consigliere Rush ha concluso i lavori.

In apertura dei lavori, Thomas D. Smitham ha ribadito che “la tecnologia dovrebbe essere sviluppata e messa al servizio di tutti, partendo proprio dall’agricoltura e dall’innovazione perseguibile grazie alle biotecnologie innovative. Possiamo già visionare migliaia di effetti positivi della biotecnologia per l’agroalimentare e per il commercio dei prodotti alimentari in tutto il mondo. Il dibattito in Europa è molto vivace e l’introduzione delle biotecnologie innovative in agricoltura necessita di superare le barriere culturali, formative e conoscitive. Le biotecnologie innovative generano strumenti per rafforzare il mondo dell’agricoltura e per rafforzare le imprese agricole”. Le conquiste della biotecnologia nell’ambito delle ricerche sul DNA e i successi dell’ingegneria genetica inducono a riflettere sull’importanza della loro applicazione in agricoltura. La messa a punto di prodotti innovativi, antiossidanti e bioinsetticidi e lo sviluppo di nuove tecniche di coltivazione sono elementi essenziali per le imprese agricole in Europa e negli Stati Uniti d’America. L’innovazione in campo biotecnologico permette di studiare gli alimenti, la loro composizione e le loro proprietà, con particolare attenzione alla salute dell’uomo e degli animali. In Italia, il 49% delle imprese biotech ha come settore di applicazione prevalente quello legato alla salute umana, mentre il 39% ha come attività prevalente la produzione e lo sviluppo di prodotti e servizi per applicazioni industriali o ambientali (29,9%) o per applicazioni veterinarie, agricole e zootecniche (8,6%). Il giudizio culturale e la paura del consumatore rappresentano un pregiudizio da superare attraverso la conoscenza e la promozione di eventi pubblici che diffondano l’importanza della ricerca e della biotecnologia in agricoltura. L’Unione Europea guarda con interesse alle biotecnologie nei diversi settori di attività. Ciò è dimostrato sia dalle politiche di incentivazione della knowledge based bioeconomy adottate nel corso dell’ultimo decennio che dall’ammontare degli investimenti resi disponibili dai Programmi Quadro delle diverse DG della Commissione Europea. Anche il numero delle richieste di brevetto legate alle biotecnologie presentate presso l’European Patent Office rappresenta una realtà dinamica, nei diversi comparti di ricerca. Particolarmente interessante la relazione del professore Channapatna Prakash Dean che ha confermato l’importanza dell’editing genetico per le imprese legate all’agricoltura. Attraverso l’editing del genoma, la ricerca può migliorare le varietà di piante che abbiamo oggi e renderle, per esempio, resistenti a determinate malattie o a condizioni di siccità.Dalle tecnologie di genome editing possono arrivare risposte importanti per un’innovazione a misura dell’agricoltura Made in Italy. La selezione delle piante non intacca né la qualità né la tipicità delle nostre produzioni e delle nostre varietà locali, perché al di là del carattere desiderato non tocca null’altro del genoma della pianta. L’introduzione di tecniche di miglioramento genetico, tra l’altro, potrà rivelarsi utile a sviluppare piante più resistenti alle malattie e ai cambiamenti climatici. Per le coltivazioni tipiche dell’agricoltura italiana, ad esempio, si può ridurre l’uso di pesticidi in viticoltura introducendo per via genetica la resistenza a funghi parassiti nella vite o anche aumentare la tolleranza alla siccità nel grano duro. Il professore dell’Alabama ha ricordato che “qualunque cibo che oggi utilizziamo è il frutto di una selezione fatta nel passato, attraverso incroci, variazioni e modifiche genetiche. Poter approfondire alcune opportunità della biotecnologia in agricoltura è un percorso sicuro per l’agricoltura del domani e per il contrasto alla fame nel mondo. Si pensi all’importanza delle piante nane per il riso o all’utilizzo del pomodoro frutto della tecnologia CRISPR in Giappone che consente di controllare la pressione del corpo umano. Inoltre, non dimentichiamo le ricerche che si stanno sviluppando per aumentare la capacità di produzione del mais e dell’orzo“.  Tali opportunità sono riscontrabili anche in viticultura. Il professore Michele Morganteha ribadito l’importanza delle biotecnologie in ambito agricolo, rendendo tale innovazione utile a tutti i produttori di vino. Un vigneto per essere produttivo impiega circa due anni, ma basta una malattia come la peronospora o la fillossera per compromettere investimenti, lavoro e speranze di persone e territori. “Grazie alla genetica molecolare, il processo di selezione sul quale si è sempre basata l’agricoltura, viene accelerato in laboratorio”, ha spiegato il professore Michele Morgante durante i lavori. Inoltre, la conoscenza del patrimonio genetico della vite ha permesso di capire i meccanismi con cui le viti americane, più resistenti delle nostre, si difendono dai patogeni.

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