body shaming

Body Shaming: quando la carnefice è stata vittima

Spesso associamo certi tipi di battaglie a un determinato genere. E lo facciamo in tanti casi: la violenza sessuale, le molestie e come in questo caso il body shaming. Tutte lotte che vedono sempre le donne in prima fila.

Un uomo, dicono le statistiche, difficilemente denuncia una violenza o una molestia. Anche perché, sempre secondo le statistiche, lederebbe la sua virilità. “Ma che vuol dire che un uomo è stato violentato? Basterebbe poco per ribellarsi e reagire ad una donna o a un uomo. Un uomo è stato violentato? Ma non è che in realtà è gay?“. 

Ovviamente nessuno potrebbe dire “se l’è cercata” perché un uomo non va in giro in minigonna o con una scollatura vertiginosa che possa mettere in risalto il seno abbondante. E quindi ecco che l’eco di una presunta denuncia dura veramente poco. Un soffio di vento. 

In realtà i casi di violenza fisica e psicologica nei confronti degli uomini sono davvero tanti. Il difficile è farli uscire fuori allo scoperto. Ricordiamo che l’aggressione non ha sesso e non ha genere. Esistono uomini violenti, ma esistono anche le donne violente. Esistono uomini che hanno sfigurato le loro compagne o ex compagne con l’acido e ci sono dall’altra aprte donne che lo hanno fatto agli uomini. 

E forse questo è proprio il caso di Chiara Nasti che è passata da vittima di body shaming a carnefice. La giovane influencer, che ha all’attivo la bellezza di oltre due milioni di follower su Instagram, proprio nelle sue storie social ha sembre dichiarato di ricevere offese per il suo aspetto fisico. Dall’essere troppo magra, alle labbra rifatte che la facevano “sembrare un canotto”, al seno che non andava bene, al colore dei capelli e chi più ne ha più ne metta. Purtroppo, direbbe qualcuno, avere degli “odiatori” fa parte del gioco di lavorare con i social. Invece non è così. Denigrare non è una cosa che va fatta. 

Ma sembrano così lontani gli sfoghi Instagram della giovane ragazza. Ora infatti è lei a comportarsi come tutti quelli di cui si è sempre lamentata. E lo fa nei confronti del suo ex compagno Nicolò Zaniolo. Chiara Nasti attulamente è fidanzata con Mattia Zaccagni, dal quale presto avrà un bambino. Ma come arriva il body shaming in questa situazione?

In molti sui social le hanno chiesto un commento al coro intonato da alcuni tifosi romanisti dopo la vittoria dei giallorossi della Conference League, celebrata con un bagno di folla del popolo giallorosso: “Il figlio di Zaccagni è di Zaniolo“.

L’influencer ha deciso di rispondere con un commento che non ha alzato, di certo,  il livello della discussione, portandolo ancora più in basso: “Mmmm che con quel gamberetto non si sa come già ne abbia avuto uno. E che siete tutti sfigati e fate anche schifo“. 

Ovviamente, come in questi casi, quando il social media manager riprende possesso dell’account il messaggio viene cancellato. Ma ormai il danno è fatto. Perché anche 5 minuti, il tempo in cui il commento è rimasto on-line, possono bastare per far girare la notizia. 

Ma quanto davvero questa notizia girerà? Quanto in realtà la gente capirà che la violenza è violenza? 

Ne è l’esempio quello successo a Blanco, quando, durante una sua esibizione,  una giovane fan ha molestato il cantante. Perché è questo il suo nome. Nel video divenuto virale, e che poi è finito nel dimenticatoio, si vede la mano della ragazza allungarsi e palpeggiare le parti intime di Blanco. Salvo, poi,  ritrovare alcuni articoli giorni dopo che mostrano le foto del cantante in mutande e poter leggere come titolo “L’ETERO-FLUID BLANCO NON HA “IN GABBIA” UN GORILLA, A MO’ DI FRANCESCO GABBANI, MA SOLO UNA TIMIDA SCIMMIETTA“.

Ai posteri l’ardua sentenza.

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