Ormai si tratta di attendere un paio di settimane per avere il puntuale riscontro statistico di ciò che fortemente si temeva per l’andamento demografico in Italia, ossia il minimo storico di nascite di questo secolo, registrato nel 2021; un risultato a cui certamente non è estraneo anche il negativo effetto svolto dalla diffusione della Pandemia da Covid’19.
Dai dati ufficiali dell’ISTAT relativi ai primi 11 mesi dello scorso anno emerge che mediamente su base mensile le nascite si sono attestate su una quota di poco superiore alle 33mila unità, rendendo, pertanto, scontato il risultato complessivo annuale al di sotto della quota di 400 mila unità (nel 2020 ci si era fermati poco al di sotto delle 405mila unità, con un decremento di 15mila rispetto all’anno precedente)
Certamente, sono cifre ben lontane da quanto registrato negli anni’60, in particolare nel 1964 con oltre 1 milione di nascite, a conferma di una tendenza regressiva sviluppatasi nell’ultima parte del secolo scorso e nei primi decenni di quello attuale. Basti pensare, per avere una rappresentazione plastica di questo fenomeno, che tra il 1955 e il 1975 i nati sono stati 18 milioni , mentre tra il 2000 e il 2020 la quota complessiva è scesa ad 11 milioni.
Se a queste considerazioni si aggiunge anche il dato sull’allungamento della speranza di vita, che nel 2019 si attestava per i 65enni a 21 anni con un balzo di 5 anni e mezzo rispetto al livello registrato 40 anni prima, si possono comprendere le preoccupazioni di demografi ed economisti legate, da un lato al progressivo invecchiamento della popolazione italiana, dall’altro alla sostenibilità complessiva di un’economia, in cui si assottiglia sempre più l’aliquota delle fasce generazionali in età lavorativa.
Ecco, allora, la Banca d’Italia, che nelle sue proiezioni economiche da qui al 2040 stima un calo della popolazione complessiva di circa 4 milioni di unità con un calo dell’8% delle fasce lavorative e una contrazione del Prodotto Interno Lordo del 18%.
Valutazioni altrettanto preoccupate sono espresse dai demografi, tra cui il Professore Alessandro Rosina, che ricorda come nel 2020, complice certamente i tragici effetti del Covid’19, si è registrato il peggior saldo naturale tra nascite e decessi dell’ultimo secolo, pari a un – 335 mila unità.
Un ulteriore dato che rende improcrastinabile l’adozione di misure finalizzate a migliorare in tempi rapidi e in modo non transitorio il tasso di natalità in Italia, toccando campi diversi, che favoriscano concretamente l’occupazione giovanile, tutelino in modo più efficace la maternità, facilitando la partecipazione della donna alle attività lavorative e prevedendo adeguati sostegni e incentivi economici alle famiglie con figli; senza dimenticare, infine, la necessità, ormai indifferibile, di migliorare il governo dei flussi migratori e la loro successiva integrazione.