Centrali nucleari

Centrali nucleari in Francia ai confini con l’Italia

In Italia la produzione di energia nucleare fu inaugurata nel 1963 con la costruzione della prima centrale elettronucleare  a Latina. Successivamente, l’impianto venne  fermato nel 1987, a seguito del referendum indetto  dopo l’incidente avvenuto la notte del 26 aprile 1986 alla centrale di Chernobyl, in Ucraina. Tra il 1988 e il 1990 tutte  le centrali presenti sul territorio nazionale vennero chiuse. Ma nella vicina Francia le centrali nucleari rimasero aperte e ancora oggi sono attive e oltretutto, molte si trovano proprio a ridosso del confine con l’Italia.

Proprio in questi giorni,  la Commissione Europea,  sta rivalutando il riconoscimento dell’energia nucleare e del gas naturale come fonti green per la produzione energetica. Quindi, anche in Italia,  si è cominciato  a pensare al ritorno al nucleare, anche come possibile soluzione per fronteggiare il caro bollette.
Ancora oggi ci sono molti dubbi sui rischi legati alla riutilizzo delle centrali nucleari: dai pericoli legati alla radioattività all’assenza di un deposito nazionale. Infatti, gli elevati costi di stoccaggio gravano ancora sulle tasche degli italiani per oltre 60 milioni di euro all’anno.

Le centrali nucleari oggi attive in Europa sono circa 128 e il primato spetta proprio alla vicina Francia con 58 centrali in funzione; seguono Russia con 32 e Regno Unito con 19.

Il Presidente francese Emmanuel Macron ha recentemente annunciato il piano per la costruzione di un totale di 14 nuovi reattori nucleari: per l’esattezza 6 già pianificati e altri 8 allo studio. Si parla di un costo complessivo di 50 miliardi di euro per i primi 6 reattori, che saranno costruiti e gestiti da EDF, fornitore di energia controllato dallo Stato.

Le ragioni dell’accelerazione sono molteplici, ma due in questo periodo sono di stretta attualità:

– l’aumento del prezzo dell’energia elettrica
– i timori per l’eccessiva dipendenza dell’Europa dal gas importato dalla Russia.

A questi due aspetti,  si aggiunge la necessità di sostituire e modernizzare  gli impianti esistenti per fornire energia sufficiente al fabbisogno: la Francia, ad esempio, trae dal nucleare il 70% dell’energia che consuma e pensa di intensificarne l’utilizzo.

Il primo nuovo reattore nucleare francese evoluzione dell’EPR (European Pressurized Reactor), dovrebbe entrare in funzione entro il 2035 e  la sua costruzione inizierà nel 2028. La conclusione del piano è indicativamente fissata per il 2050.

Ovviamente, sono tanti i benefici ma molti sono ancora i dubbi sulle centrali nucleari. Ciò che dovrebbe essere preso ragionevolmente in considerazione è “o tutti o nessuno“. Se la Francia incrementa gli impianti non ha senso che l’Italia non ne abbia. Considerata la vicinanza dei due Paesi, se si dovesse verificare, un malfunzionamento o un incidente nelle centrali, il nostro Paese ne risentirebbe comunque. Quindi se corriamo il rischio senza trarne alcun beneficio tanto varrebbe costruire centrali italiane in grado di alleggerire il peso dell’importazione di energia elettrica da altri paesi con l’aggravio, soprattutto in questo periodo, dei costi.

 

 

 

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