L’autore Milan Kundera scrisse “La stupidità deriva dall’avere una risposta per ogni cosa. La saggezza deriva dall’avere, per ogni cosa, una domanda”. Quello che andremo a raccontare nasce un po’ tutto da questo, dalla capacità di interrogarsi, nella vita. Ma, prima, è doveroso fare un passo indietro.
In un venerdì grigio e piovoso di Roma (che di grigio questa città non potrà mai avere niente), di fronte a una vetrata di un locale dalla spiccata accoglienza, il Nido, abbiamo incontrato l’attore Bernardo Casertano. Ogni buona intervista che si rispetti, parte dalle storie di vita della persona che si incontrerà. Sul nostro protagonista le informazioni su internet sono pressoché inesistenti, ma, del resto, è ancora meglio se sia lui stesso, in prima persona, a raccontarsi.
Bernardo Casertano nasce dal teatro, ma la vita lo avvicina a questo mondo in ‘seconda battuta’, dopo essersi laureato in Economia, ma soprattutto, dopo aver dato un calcio alla vita tranquilla. Tutto parte dalla curiosità di iniziare un corso di recitazione: curiosità, come spesso avviene, che si apre da un iniziale sacrifico, per passare dalla strada delle soddisfazioni e della continua crescita, sia in ambito teatrale che quello televisivo e cinematografico. Ha recitato in: Diabolik 2, Luce dei tuoi occhi – I bastardi di Pizzofalcone, Mina Settembre, Sulla mia pelle, Rocchi Chinnici, Digitare il codice segreto.
È nel suo spettacolo teatrale che poniamo, però, la nostra attenzione, Charta, che andrà in scena dal 15 al 17 dicembre a Roma, al teatro Fortezza Est. Teatro che è la risultante di un coraggioso e motivante progetto di due giovani attori: Alessandro Di Somma ed Eleonora Turco.
Parlaci di Charta…
“Charta è il latino di carta. È la descrizione personalissima dell’incognita della paternità, attraverso la metafora di una prova apparentemente impossibile da superare, ma possibile da affrontare. “Charta” porta in scena il tentativo di descrivere la sensazione a riguardo, la descrizione metaforica di una legittima non-genitorialità. Un “un padre” e “un figlio”, assolutamente interscambiabili e l’atrocità con cui si sopprime troppo facilmente l’io figlio di fronte alla paternità. ‘Pinocchio’ di Carmelo Bene, è la volontà di uscire da quella retorica culturale che vuole l’indottrinamento dei figli da parte dei padri, o degli adulti”
Perché in latino?
“Perché vorrei che avesse un valore assoluto. Uno spettacolo senza tempo, un titolo che va alla radice. La carta viene utilizzata per le maschere, per acquisire delle figure che non sono nostre. Lo stesso vale per i miei spettacoli. Vorrei che i quesiti sui quali lavoro non avessero una connotazione temporale”
“Charta” è l’ultimo di una trilogia di spettacoli?
“Sì, il primo si intitola ‘Dino’ e parte dal quesito cosa è perfetto cosa non lo è e chi lo decide? Racconta la storia di un angelo che descrive ironizzando le caratteristiche umane dalle quali a sua rivolta è attratto. Il secondo è tratto dal ‘Caligola’ di Camus , basandosi sul concetto di solitudine vista come solitudine di conoscenza ed esperienza”
Lo spettacolo parla della paternità. Essere genitore di sé stessi, che significato ha per te?
“Per me vuol dire bastarsi. Diventerei genitore di me stesso solo se diventassi un padre permissivo, perché altrimenti non mi farei del bene”
Come te lo aspetteresti avere un figlio?
“Mi immagino ad ascoltarlo. Però non saprei come immaginarlo”
Sempre in ambito teatrale, chi sono i registi che ti hanno influenzato?
“Primo fra tutti il lituano Eimuntas Nekrosius, uno dei registi più interessanti dell’ultimo secolo. Aveva la capacità di descrivere le cose come se fossero delle opere d’arte. Mi ha segnato anche Jan Fabre, nonostante la sua condotta personale. Ma anche registi italiani come Emma Dante, ricordo bene lo spettacolo “Vita Mia” che parla della morte. Poi ancora Romeo Castellucci, Danio Manfredini, così come realtà che ruotano intorno al mondo della danza”
Dallo spettacolo ai ricordi: quello più bello e quello più deludente?
“Il ricordo più bello è legato al mio primo insegnante di recitazione, Cristiano Censi. È grazie a lui se faccio questo mestiere. Mi disse di non avere paura di essere il più grande del mio gruppo, tutti avevano 20 anni, mentre io 28. Mi disse che ero bravo, anche se quando ti dicono che lo sei, ti hanno f…regato per sempre. Il più deludente, invece, quando ero certo che mi avrebbero preso per uno spettacolo importante e invece alla fine non è stato così.”
Chi è Bernardo Casertano?
“Sono una persona molto schiva che non ama i social. Mi piacciono i dolci, adoro la cioccolata. Mi piacciono le giornate di pioggia e moltissimo gli animali. Se mi chiedessero di tradurre la conoscenza in un senso, direi l’olfatto. Perché è, secondo me, quello più onesto. Puoi provare a tradirlo, ma poi te ne accorgi. Sono permaloso e ingenuo, credo nella buona fede delle persone. Amo nuove scoperte e mi piace farmi prendere in contropiede. Non so mentire bene”.
Neanche noi sappiamo farlo e possiamo solo che lasciarvi con le tre date di “Charta”, uno spettacolo da vedere assolutamente: 15, 16 e 17 dicembre al teatro Fortezza Est di Roma.