È arrivato il giorno di “Spencer” alla Mostra del Cinema di Venezia. Il film di Pablo Larraín è stato proiettato ieri, 3 settembre.
Il film “immagina” i giorni in cui la Principessa del popolo Lady D ha preso la decisione di separarsi dal futuro Re Carlo Principe del Galles.
Il matrimonio della Principessa Diana e del Principe Carlo è da tempo in crisi. Sebbene le voci di tradimenti e di divorzio abbondino, in occasione delle feste di Natale, nella residenza reale di Sandringham viene decretato un periodo di pace. Si mangia e si beve, si spara e si caccia. Diana conosce il gioco, ma quest’anno le cose saranno molto diverse. Spencer immagina cosa potrebbe essere accaduto durante quei pochi giorni decisivi.
Il cast vede Kristen Stewart nel ruolo di Lady D e Jack Farthing nel ruolo di Carlo. L’arco di tempo scelto per raccontarla è volutamente stretto:i tre giorni delle festività natalizie nella residenza reale di Sandringham. Una scelta registica quanto mai intelligente, sia per evitare l’effetto saga “The Crown“, sia per proteggersi da confronti o critiche sul ritratto del personaggio che si pone sin dal principio come parziale.
“Spencer” è un film sull’isolamento assoluto di una donna lasciata in balia di se stessa e dei suoi fantasmi: costantemente controllata, spiata in tutti i suoi discorsi e movimenti. Privata della sua vita.
Le parole del regista
Pablo Larraín, il regista di “Spencer” ha raccontato così il suo film: “Siamo tutti cresciuti sapendo cos’è una favola, ma Diana Spencer ne ha cambiato il paradigma e ha ridefinito le icone idealizzate della cultura pop, per sempre. Questa è la storia di una principessa che ha deciso di non diventare regina, ma ha scelto di costruirsi da sola la propria identità. È una favola al contrario.
Sono sempre rimasto molto sorpreso dalla sua decisione e ho sempre pensato che deve essere stata molto dura da prendere. Questo è il cuore del film. Volevo approfondire il processo alla base delle scelte di Diana, mentre oscilla tra dubbio e determinazione, scegliendo, infine, la libertà. È stata una decisione che ha definito la sua eredità: un lascito di onestà e umanità che rimane ineguagliato.
“Dare vita al mondo interiore di Diana”
Si è scritto molto su Diana, c’è un’infinità di storie: di alcune si può dimostrare il fondamento, di altre no. Abbiamo fatto molte ricerche su di lei, sulle tradizioni del Natale della famiglia reale, e sugli aneddoti dei fantasmi nella residenza di Sandringham. Tuttavia, la famiglia reale è notoriamente discreta. Potrà anche apparire in pubblico in certe occasioni, ma a un certo punto le porte si chiudono e non c’è modo di sapere cosa stia accadendo dietro di esse.
Ciò lascia molto spazio alla fantasia; e questo è stato il nostro lavoro. Non avevamo intenzione di fare un docudrama: volevamo creare qualcosa prendendo degli elementi dalla realtà e ricorrendo poi all’immaginazione per raccontare la vita di una donna con gli strumenti del cinema. Questo è il motivo per cui il cinema è così fantastico: c’è sempre spazio per l’immaginazione.
Nel costruire il personaggio di Diana, non volevamo solo creare una sua replica, ma usare il cinema e i suoi strumenti per dar vita a un mondo interiore che trovasse il giusto equilibrio tra il mistero e la fragilità del suo personaggio. Tutto ciò che Diana vede riflette i suoi ricordi, le sue paure, i suoi desideri e forse anche le sue illusioni.
Questi elementi attingono a qualcosa che sta accadendo dentro di lei e mostrano una vulnerabilità bellissima.“