Crosetto a Cagliari: il suo discorso durante la cerimonia

Signor Presidente della Repubblica,
nel giorno in cui celebriamo l’Unità Nazionale, di cui Lei è espressione istituzionale e festeggiamo le nostre Forze Armate, ho il piacere di rivolgerLe i miei deferenti saluti e con essi quelli della Difesa.

Saluto Sua Eminenza il Cardinale Arrigo Miglio, il Vice Presidente del Senato Sen. Maurizio Gasparri, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Elvira Calderone, il Presidente della Regione Sardegna Christian Solinas, il Sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, il Prefetto Giuseppe De Matteis, i Sotto-Segretari di Stato alla Difesa On. Matteo Perego di Cremnago e la Sen. Isabella Rauti, tutti i membri del Parlamento presenti.
Saluto inoltre il Capo di Stato Maggiore della Difesa Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, i Capi di Stato Maggiore dell’Esercito Gen. C.A. Pietro Serino, della Marina Ammiraglio Sq. Enrico Credendino e dell’Aeronautica Gen. S.A. Luca Goretti, il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Gen. C.A. Teo Luzi, il Segretario Generale della Difesa/DNA Gen C.A. Luciano Portolano, il Comandante Generale della Guardia di Finanza Gen. C.A. Andrea De Gennaro, le Autorità civili, militari e religiose, e soprattutto l’intera cittadinanza.

Il 4 novembre 1918 entrò in vigore l’Armistizio di Villa Giusti, che poneva fine alla 1ª Guerra Mondiale e completava il processo di affermazione dell’identità politica italiana, che era nato nel Risorgimento. Ciò forse spiega perché talvolta si parla della 1ª Guerra Mondiale come la “4ª Guerra del Risorgimento italiano”.

La Grande Guerra provocò oltre 600 mila Caduti tra i militari, e per la prima volta nella storia, un numero quasi corrispondente di vittime civili.

Come sapete, la memoria e la letteratura fiorita intorno alla 1ª Guerra Mondiale è ricca di migliaia di libri, poesie, racconti, aneddotica dei soldati in trincea che hanno raccontato, in diari spesso improvvisati e con lingua incerta, il dolore, la paura, l’angoscia della vita al fronte. In essi tuttavia, troviamo anche il coraggio, la forza di chi pensava, e sapeva, che stava combattendo per il proprio Paese.

Ricordiamo tutti una famosa poesia di Giuseppe Ungaretti, che combatté sul fronte del Carso, che scriveva, “Si sta come d’autunno/ sugli alberi, le foglie”, per indicare la caducità e l’angoscia della vita del fante in trincea.

La Grande Guerra è certamente stata orrore che ha portato nel nostro Paese morte e distruzione. Ciò nonostante quella Guerra ha rappresentato anche altro anche il senso di un ritrovato orgoglio di Patria, di appartenenza a un comune destino nazionale, che ha messo in luce la forza e la capacità di una giovane Nazione, come la nostra, di affermarsi nel consesso di tutte le altre Nazioni democratiche.

Quella Grande Guerra è stata anche il momento in cui i piemontesi e i siciliani, calabresi e sardi, i veneti, i liguri e i pugliesi, si sono ritrovati, per la prima volta, insieme. Uniti nella vita delle trincee, uniti nel coraggio in nome della paura, nelle vittorie come nelle sconfitte, a Caporetto come a Vittorio Veneto.

E così se era stato vero, per un secolo, che “fatta l’Italia bisognava fare gli italiani”, come disse in una celebre frase Massimo D’Azeglio, nelle trincee del Carso, di Monte Grappa, sul Piave, con i famosi – ‘ragazzi del 1899’, si sono ‘fatti’, davvero, anche gli italiani. Perché fu lì, in quelle trincee, in mezzo al sangue, al dolore, alla guerra, che gli italiani si unirono, si riconobbero, si affratellarono, scambiandosi esperienze di vita, familiari, personali e riconoscendosi tutti‘italiani’.

In quelle trincee siamo nati noi, sono nati gli italiani di oggi con la loro solidarietà, amicizia, cultura e umanità, capaci di riconoscere e rispettare i diritti degli altri popoli, impegnarsi per costruire la pace.

Non c’è dubbio che la pace sia sempre l’opzione migliore da scegliere. Tuttavia l’Unità Nazionale poteva essere raggiunta solo con un movimento di popolo, con una presa di coscienza collettiva, indispensabili per consentire quella stabilità che ha oggi il nostro Paese.

Non è un caso, quindi, che questa ricorrenza, che unisce – comprensibilmente – la celebrazione dell’Unità Nazionale al tributo nei confronti delle Forze Armate, sia una delle cerimonie civili più importanti del nostro Paese.

Una cerimonia istituita il 4 novembre del 1919 e che ha attraversato e accompagnato varie e diverse stagioni della nostra storia, toccando l’apice della partecipazione nel 1921, con la deposizione del Milite Ignoto all’Altare della Patria. Fu considerata giorno festivo fino al 1976, e diventò una “festa mobile” nel 1977.

Oggi, com’è noto, è in corso di approvazione una nuova legge che punta a riportare la ricorrenza del 4 Novembre alla dignità di festività nazionale; come deve essere.

Guardiamo a questo provvedimento come a un atto di civiltà, nel senso più autentico dell’espressione, perché identità storica di un popolo e civiltà sono elementi che coincidono.

Ecco perché, desidero promuovere soprattutto tra i nostri giovani la condivisione culturale di questa Giornata; e quindi oggi con piacere che oggi annunciamo l’avvio di un concorso, di concerto con il Ministero dell’Istruzione del Merito, rivolto ai frequentatori della scuola secondaria che premierà, in occasione della parata organizzata il 2 giugno 2024, anniversario della proclamazione della Repubblica Italiana, i migliori elaborati sviluppati sul ruolo del “Soldato Italiano, oggi come ieri, esemplare baluardo dei valori di civiltà a tutela della pace e della libertà”.

Il lavoro delle nostre Forze Armate merita di essere riconosciuto anche attraverso un momento di riflessione collettiva, quale una festività nazionale; ancor di più considerando il quadro internazionale in cui ci muoviamo, caratterizzato da una grande preoccupazione per il riesplodere delle tensioni in Medio Oriente, ne parlava prima l’Ammiraglio Cavo Dragone, a ridosso della Striscia di Gaza e nel Sud del Libano, così come per il protrarsi del conflitto in Ucraina, nel cuore dell’Europa.

Il compito primario delle Forze Armate è la difesa della Pace, in Patria e all’Estero. Un compito diventato, ora, ancora più impegnativo e complesso. Vi è una sfida cruciale da vincere: impedire che quanto sta accadendo nella striscia di Gaza scateni una nuova “Lepanto”, una nuova, assurda, guerra di civiltà religiosa, politica, ideologica, tra cristianesimo e Islam, tra Occidente e Oriente, Europa e Stati arabi.

Ma il compito delle Forze Armate è anche quello di proteggere la democrazia, i suoi valori, le libertà civili, politiche e sociali, ereditate dai nostri “Padri”. Soprattutto oggi, dobbiamo difenderci dall’aggressività e pericolosità di autocrazie sempre più pericolose.

Le Forze Armate hanno un fine supremo, quello di preservare il bene più prezioso di tutti: la vita della Nazione, delle Istituzioni dei cittadini. La vita di cui la pace, la stabilità e la sicurezza sono il presidio. Una pace che richiede molti sforzi quotidiani, spesso silenziosi, non visibili. Penso non possa esserci sintesi migliore del motto che abbiamo scelto quest’anno per la celebrazione del 4 Novembre: “Difendiamo la pace, ogni giorno”.

Molto si è detto sulla competenza, la passione e l’umanità con cui le Forze Armate italiane svolgono i loro compiti, in Italia e all’estero, salvaguardando la difesa e il benessere di tutti noi e contribuendo alla sicurezza e alla stabilità internazionale.

Da Ministro, da cittadino, desidero unirmi all’apprezzamento per il modo straordinario con cui i nostri militari interpretano il loro ruolo; apprezzamento che proviene da chiunque abbia avuto modo di lavorare e interagire con Loro, con Voi, donne e uomini delle Forze Armate.

Incontro spesso Ministri e Capi di Stato stranieri e da loro ho ricevuto attestazioni di stima e rispetto per il nostro Paese. E molto spesso queste attestazioni sono il frutto dell’operato delle nostre Forze Armate in quei Paesi, sono figlie della loro professionalità e capacità di assolvere la loro missione senza perdere la caratteristica fondamentale dell’umanità. Umanità, quanto mai attuale, che distingue il legittimo combattente, colui che protegge dalla violenza e dalle barbarie della guerra la popolazione civile.

L’Italia è un Paese forte, lo ricordava prima l’Ammiraglio Cavo Dragone, e deve diventare un Paese sempre più perché l’unità è per definizione alla base della nostra Costituzione e della nostra sicurezza. I Paesi divisi, litigiosi, lacerati, sono Paesi fragili. L’Italia deve crescere sempre di più imparando ad essere sempre più è, non rinunciando alla diversità delle idee e al dibattito, che sono il vero motore della crescita civile e democratica ma imparando ad essere unità sulle scelte fondamentali.

Anche per questo, sono convinto che celebrare insieme il Giorno dell’Unità Nazionale e la Giornata delle Forze Armate sia importante e doveroso nei confronti dei nostri Soldati, Marinai, Avieri, Carabinieri e Finanzieri, soprattutto quelli che hanno sacrificato la propria vita o che portano sulla propria pelle i segni del loro servizio allo Stato.

E mi sia concesso un passaggio in questa terra per salutare l’ultimo dei nostri che ci ha lasciato, un soldato sardo, Claudio Cadeddu e penso che sia giusto indirizzare alla figlia di nove anni, l’abbraccio di tutti noi delle Forze Armate, quell’abbraccio che il papà non potrà darle.

Celebrare questa giornata vuol dire ringraziare ognuno di voi e
anche ricordare il senso del sacrificio, per evitare di commettere gli stessi errori del passato.

Oggi la stragrande maggioranza di noi non sa cosa significhi vivere sulla propria pelle le privazioni di una guerra, la fame, i bombardamenti, il dolore, la morte, perché perché noi non c’eravamo durante quelle guerre, non abbiamo vissuto quei giorni, mesi, ma oggi ne sentiamo parlare e quelle guerre sono vicine a noi, ma un conto è sentire parlare della fame delle bombe della fame delle lacerazioni e un conto e viverle sulla propria pelle. Ed è quello che noi dobbiamo interiorizzare quando pensiamo quando portiamo aiuto a quelle nazioni a quei popoli a quelle persone che inermi stanno subendo la guerra. Noi dobbiamo imparare dal passato per costruire il futuro perché senza passato non esisterebbe un presente e ancor meno un futuro

Senza passato non esisterebbe un presente e ancor meno un futuro.

Il futuro, mai come oggi, appare incerto, difficile da prevedere, ancor più da indirizzare. Possiamo, però – anzi dobbiamo! -, prepararci a ogni scenario; anche al meno plausibile. Dobbiamo essere pronti. Perché, se è impossibile dirigere il vento, è necessario orientare le vele.

E questo si può fare, solo se si è uniti, solo se si è consapevoli del proprio percorso, di ciò che siamo, di come il mondo ci vede, di ciò che ci viene richiesto e di ciò che possiamo dare.

Il 4 novembre è la Festa delle nostre Forze Armate ed è la Festa di tutta l’Italia

In questa giornata di festa, da Ministro e da cittadino voglio dire a tutte le donne e a tutti gli uomini della Difesa, semplicemente GRAZIE!

E voglio ringraziare ancora una volta Lei, Signor Presidente della Repubblica, per la sua vicinanza costante e con Lei le
Autorità civili, militari e religiose, e tutti i cittadini, non solo qui a Cagliari ma in tutta Italia grazie per la vostra presenza e per la vostra vicinanza.

Viva le Forze Armate! Viva la Repubblica! Viva l’Italia!”

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Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it