Dal Pianeta Cina continuano ad alternarsi decisioni di segno opposto, lungo il percorso che ha come meta finale il riconoscimento dei diritti fondamentali per un regime che voglia ispirarsi a principi di una reale democrazia economica.
Dopo la surreale vicenda delle sanzioni comminate a diversi eurodeputati in segno di ritorsione verso l’Unione Europea per il blocco dell’accordo sottoscritto con l’UE nello scorso dicembre, ora, ad inizio giugno, si registra in Cina la promulgazione di un importante provvedimento legislativo in tema di tutela della proprietà intellettuale.
Un provvedimento, necessitato dalla volontà di far finalmente decollare l’accordo commerciale con gli Stati Uniti, siglato un anno e mezzo fa, ma su cui vale la pena di soffermarsi, sia pure brevemente, per alcuni aspetti innovativi di particolare interesse. In esso si prevede, infatti, l’irrobustimento della tutela della proprietà intellettuale, anche in una materia particolarmente delicata quale quella dei farmaci, introducendo il Patent Linkage che rafforza la tutela in giudizio dei diritti di sfruttamento industriale dei prodotti di marca rispetto ai generici e allunga la durata brevettuale di un farmaco, già approvato per la commercializzazione, a compensazione di eventuali lungaggini burocratiche.
Quanto al diritto d’autore il perimetro di applicazione risulta ora esteso al diritto di trasmissione in tutte le sue forme, quindi, dalla trasmissione interattiva on demand, al download di rete, alla trasmissione radiofonica via cavo, al web cast.
Altri aspetti essenziali di questo provvedimento legislativo cinese riguardano il periodo temporale di tutela, allungato da 10 a 15 anni, il riconoscimento di una protezione estesa dal prodotto nella sua completezza alle singole parti componenti e il riconoscimento della facoltà di esercitare rivendicazioni patrimoniali in caso di abusi accertati.
L’importanza di questo provvedimento esorbita dal pur cruciale aspetto di sviluppo dell’interscambio commerciale con gli USA, alla luce del peso dei suoi riflessi geoeconomici su scala mondiale. A riguardo è sufficiente ricordare che lo scorso anno, nonostante il rallentamento economico causato dagli effetti della Pandemia da Covid ’19, la Cina ha registrato con i suoi 68.720 brevetti un balzo superiore al 16% rispetto al 2019, in termini di brevetti depositati presso l’Organizzazione Mondiale per la Protezione Intellettuale – WIPO. Con tale andamento il gigante economico asiatico si è, così, assicurato la leadership mondiale in questo ambito, superando gli Stati Uniti, che hanno registrato nello stesso periodo 59.230 brevetti (+ 3% sul 2019).