criminalità organizzata

E’ decisamente significativo il risultato economico della lotta alla criminalità organizzata in Italia

Negli scorsi giorni l’Arma dei Carabinieri ha reso note le cifre dei sequestri operati nei confronti della criminalità organizzata in Italia, che, cumulativamente dall’inizio del 2011 ai primi giorni di maggio di quest’anno, ammontano nel loro valore a poco meno di 11 miliardi di euro.

Nella classifica dei beni sequestrati al primo posto vi è la Camorra, seguita dalla ‘Ndrangheta e dalla Mafia; mentre dal punto di vista geografico le tre regioni Campania, Sicilia e Calabria includono da sole oltre il 76% del valore di questi beni.

Oltre all’aspetto quantitativo, che, sicuramente, colpisce per la sua entità ragguardevole, questi dati, nel commento del Colonnello Valerio, Vicecomandante del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS), mostrano in tutta evidenza come la lotta tra i presidi della legalità e le organizzazioni criminali prosegua senza soste, avvalendosi di tecniche investigative tradizionali, quali i pedinamenti e i controlli, unitamente a quelle più avanzate sul piano tecnologico, con attività di analisi effettuata incrociando gli elementi contenuti nelle diverse banche dati, comprese quelle dell’Anagrafe Tributaria.

E, proprio, in virtù di questa piattaforma investigativa integrata è stato possibile individuare le tre principali linee di tendenza dell’operatività della criminalità organizzata per supportare il proprio sviluppo. Innanzitutto, vi è una ricerca assidua delle molteplici forme di finanziamento pubblico/privato utilizzabili per il potenziamento delle proprie attività imprenditoriali, anche in assenza dei requisiti fondamentali per ottenerli.

Una seconda linea di tendenza concerne il ricorso a tecniche di riciclaggio, come nel caso delle false operazioni commerciali, legate alle frodi per percepire indebitamente crediti IVA, o per evadere imposte dovute.

Vi è, infine, una terza tendenza di più recente manifestazione, ma non per questo meno temibile, connessa agli investimenti in settori emergenti e remunerativi. E’ questo il caso delle attività economiche che caratterizzano il settore della “green economy”, verso cui sono indirizzate anche le cospicue risorse previste a questo titolo nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Una tendenza, che potrebbe segnare una nuova svolta epocale nelle modalità operative della criminalità organizzata, da tempo, ormai, utilizzatrice delle competenze dei “colletti bianchi” ai quali potrebbero, dunque, affiancarsi quelle degli esperti di “economia verde”.

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