Il Governo vieta nuovi permessi per il petrolio e da’ il via alla ripresa per le prospezioni e le estrazioni di gas in terra e nell’offshore italiano.
Il PITESAI, Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, è un primo passo verso l’aumento della produzione del gas italiano. Regole certe dopo anni di attesa”, dice il MITE. Il piano è “fortemente voluto dal Ministro Cingolani. L’idea, però, non piace agli ambientalisti, che sono scesi in piazza in 44 città con manifestazioni ‘no gas’.
Nel 2021 l’Italia ha prodotto circa 3,2 miliardi di metri cubi di gas e ne ha usati poco più di 72. La ripresa delle estrazioni potrebbe portare ad un raddoppio della produzione italiana, passando così dal 4% attuale al 10% circa del fabbisogno nazionale. In primo piano per l’aumento dell’estrazione il ruolo dell’offshore del Mare Adriatico.
Il Piano è una mappa regolatoria che indica dove sarà consentita l’estrazione di idrocarburi. Lo scopo è razionalizzare e concentrare le attività di estrazione su poche concessioni attive, tanto che il via libera riguarda solo le domande di attività dopo il primo gennaio del 2010.
Complessivamente il PITESAI riguarda un ambito del 42% del territorio italiano. Stabilisce la chiusura alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di tutte le aree marine e terrestri. Escluse quelle non comprese nell’ambito territoriale di riferimento della pianificazione e valutazione del Piano.
Non potranno più essere interessate da attività di ricerca e coltivazione, la Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige, Liguria, Umbria, in parte Toscana e Sardegna. In mare viene escluso il 5% della intera superficie marina sottoposta a giurisdizione italiana.
Secondo le proteste degli ambientalisti si tratta di regole troppo poco attente ai criteri ambientali.
Lo scopo del piano è individuare un quadro di riferimento delle aree, a terra e a mare, ove siano consentite le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi. Il Governo intende stabilirne la “compatibilità” con il territorio interessato, “secondo valutazioni di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.”
Le proteste degli ambientalisti
Ma le ragioni del Governo non piacciono e preoccupano il fronte ambientalista che risponde : “pretendiamo che il Governo faccia la sua parte nel contrastare la crisi climatica, definendo immediatamente un piano di uscita dal gas fossile e che gli investimenti previsti in questo settore, comprensivi di Capacity Market (il meccanismo con cui ci si approvvigiona di capacità di energia elettrica con contratti a termine) e che ci costeranno almeno 30 miliardi di euro, vengano direzionati sull’unica vera soluzione: le fonti rinnovabili”, dicono nel loro manifesto gli organizzatori della protesta.