Evasione e fuga nei “paradisi fiscali” in crescita

In Italia ci sono 300mila contribuenti che devono al Fisco oltre 500mila euro a testa: 795 sono i miliardi di tasse che l’Agenzia delle Entrate non riesce a recuperare. Tutto questo accade in un Paese nel quale un contribuente su due dichiara meno di 17.800 euro l’anno e tutto ciò nonostante l’attività di controllo, prevenzione, controllo e repressione dei reati tributari commessi, ad opera dell’attività di polizia economico finanziaria messa in campo dalla Guardia di Finanza.

Il bilancio operativo, infatti, pubblicato dal Comando Generale del Corpo, ha evidenziato che dal 1 gennaio del 2022 al 31 maggio di quest’anno sono significativamente aumentati gli evasori totali scoperti  dalle Fiamme Gialle. Si tratta di soggetti che non hanno mai versato neppure un euro di tasse. Il documento, che è stato diffuso tempo fa, ha messo in evidenza che sono stati scoperti  8.924 evasori, ovvero oltre 3mila in più rispetto allo stesso periodo precedente, quando ne erano stati scoperti 5.762. Dal bilancio operativo del Corpo è emerso che è più che raddoppiato il valore dei sequestri di beni profitto dell’evasione e delle frodi fiscali: dai 2,2 miliardi del periodo gennaio 2021-maggio 2022 si è passati ai 4,8 miliardi dal gennaio 2022 al maggio 2023.

Quanto alla lotta all’evasione fiscale messa in campo dai finanzieri, in 17 mesi sono stati denunciati per reati tributari 19.712 persone, di cui 438 arrestate, mentre sono stati 1.246 i casi di evasione fiscale internazionale scoperti. Sono, invece, 45.041 i lavoratori in nero o irregolari che sono stati individuati grazie ai controlli.

Nel capitolo del Bilancio operativo  dedicato al contrasto alle mafie sono stati sottoposti ad accertamenti patrimoniali 17.783 soggetti. Nel bilancio? Infatti,  si legge anche che ammontano a 3,4 miliardi di euro i beni sequestrati o confiscati alla criminalità organizzata mentre il valore di immobili, aziende, quote societarie, beni mobili e disponibilità finanziarie per i quali è stata chiesta una misura di sequestro raggiungono i 3,9 miliardi.

Tra i provvedimenti applicati ci sono 1.159 misure di prevenzione nei confronti di soggetti connotati da ‘pericolosità economico-finanziaria’ ai quali sono conseguiti sequestri per 1,7 miliardi e confische per 756 milioni.

Molti evasori sono tali in Italia perché rimpinguano le casse delle banche e delle società offshore presenti nei cosiddetti “Paesi dei Paradisi fiscali”, definizione com cui si  indicano comunemente gli Stati che garantiscono un prelievo fiscale basso o addirittura nullo in termini di tasse sui depositi bancari. Tale scelta attrae molto capitale dai paesi esteri in cambio di una tassazione estremamente ridotta.

La valutazione del 2021 del Tax Justice Network sui “paradisi fiscali” aziendali, pone ai primi tre posti le Isole Vergini britanniche, le Isole Cayman e le Bermuda.

Queste isole felici, rifugi ben protetti dell’illegalità dei contribuenti, accolgono soggetti singoli che possono creare società di comodo offshore per nascondere le proprie ricchezze, ma anche le società di capitali  che sono usualmente incorporate nei Paesi dei “paradisi fiscali”, perché questo espediente garantisce loro di poter ridurre gli effetti  della pressione fiscale.

Di seguito l’elenco dei principali 20 Paesi dei “paradisi fiscali” nel mondo:

Isole Cayman

Stati Uniti d’America

Hong Kong

Lussemburgo

Giappone

Olanda

Isole Vergini britanniche

Emirati Arabi Uniti

Guernsey

Regno Unito

Taiwan

Panama

Jersey

Thailandia

Malta

Canada

Qatar

Non passa inosservato che molti dei  “paradisi fiscali” hanno in comune il legame con l’Inghilterra. Infatti, oltre al Regno Unito, quattro di loro, ovvero  Isole Cayman, le Isole Vergini britanniche, il Guernsey e il Jersey, sono territori britannici d’oltremare o dipendenze della Corona inglese.

Questi Paesi, spesso offrono bassi o nulli livelli di tassazione sui redditi, sulle plusvalenze, sulle eredità o sulle società. Inoltre, possono offrire segretezza bancaria e protezione dell’identità dei beneficiari effettivi.

Per concludere il bicchiere mezzo pieno anche nel nostro paese dove ci sono 91 mini “paradisi fiscali”: sono i comuni che secondo il censimento del Dipartimento finanze del Minisyeto dell’Economia, alla data del 23 dicembre scorso, avevano resistito scegliendo di non tassare con l’Irpef comunale i propri cittadini. L’anno precedente l’elenco era più lungo – 132 comuni – ma durante il 2022 per 41 di loro non è stato più possibile concedere il privilegio, e hanno istituito per la prima volta l’addizionale locale.

(Foto Pixabay)

 

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