Ex Ilva chiede la Cigs per 3000 operai

Acciaierie d’Italia ha comunicato alle organizzazioni sindacali la necessità di ricorrere alla Cassa integrazione straordinaria (Cigs) per la durata di 12 mesi, a partire dal 28 marzo, per complessivi 3mila lavoratori in tutti i siti del gruppo, di cui 2500 a Taranto.

Nel documento si annuncia il piano di ristrutturazione e di investimenti e l’assetto di marcia che prevederà inizialmente una produzione di 15mila tonnellate d’acciaio al giorno rispetto alle circa 20mila tonnellate al giorno producibili ad assetto produttivo ordinario.

Questi livelli di produzione, si legge nel documento a firma del capo del Personale Arturo Ferrucci, “pongono in prospettiva in strutturale squilibrio il rapporto costi-ricavi dell’intero ciclo produttivo gestito da Acciaierie d’Italia“.

Questo, si fa rilevare, “determinerà inevitabilmente una riduzione del personale presente, oltre a dover gestire momentanee inattività dello stesso, derivanti da temporanee fermate, parziali o anche totali, di tutti gli impianti dei diversi siti a valle del ciclo produttivo a caldo di Taranto“.

Per l’unità produttiva di Taranto, spiega l’azienda, il piano prevede “rifacimento ed avvio di Altoforno 5, investimenti per la costruzione di un nuovo forno elettrico, investimenti tecnici e miglioramento qualità, adeguamento e upgrade ambientale degli impianti esistenti“. Gli altri 500 lavoratori da collocare in Cigs negli altri siti sono così suddivisi: 15 a Racconigi, 10 a Legnaro, 150 a Novi Ligure, 30 a Marghera, 250 a Genova, 40 a Milano, 5 a Paderno.

L’azienda spiega che “solo il completamento della prevista riorganizzazione aziendale, che si presume si concluderà nel 2025, e quindi il raggiungimento di volumi produttivi pari a circa 8 milioni di tonnellate l’anno consentirà il totale impiego delle risorse“.

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