Tra gli aspetti più significativi dello sviluppo economico finanziario del mondo contemporaneo vi è indubbiamente quello legato alla sostenibilità. Come ricorda la recente Relazione Annuale della Banca d’Italia, riferendo i dati del Rapporto, stilato dalla Global Sustainable Investment Alliance, lo sviluppo della finanza sostenibile è stato particolarmente marcato nello scorso decennio; a fine 2018 si valutava che almeno 30,7 trilioni di dollari (di cui 14 in Europa e 12 negli Stati Uniti d’America) fossero impiegati in investimenti finalizzati alla sostenibilità, con una crescita del 34% rispetto al 2016.
Il mercato finanziario ha, inoltre, registrato l’emissione di titoli legati ad aspetti di sostenibilità. In particolares Si calcola che nel 2020 le cosiddette obbligazioni verdi ammontassero a 1000 miliardi di dollari USA. Prevalentemente le emissioni erano collegate alla realizzazione di progetti di miglioramento dell’efficienza energetica dei processi di produzione dell’energia (35%) e degli edifici (26%). Per inciso, si ricorda che anche l’Italia si è recentemente affacciata su questo particolare mercato, con una prima emissione nello scorso marzo di titoli verdi emessi dalla Repubblica Italiana per un ammontare di 8,5miliardi di euro, con scadenza venticinquennale e cedola annuale del’1,50%.
La previsione per i prossimi anni per Il mercato di questi titoli è largamente positiva, scontando anche le future emissioni legate alla realizzazioni di programmi concepiti nell’ambito dei due quadri di riferimento dell’Unione Europea, SURE – Support to Mitigate Unenployment Risks in an Emergency e NGEU – Next Generation Europe.
Ma, certamente, lo sviluppo non solo di questi titoli verdi, ma di tutto il settore della finanza sostenibile è legato anche a una migliore definizione dei criteri di accertamento della sostenibilità. Le metriche di riconoscimento applicate da società private e riconducibili ai 3 fattori dell’ESG, Environmental, Sustainability e Governance, prescindono, almeno per ora, dall’esistenza di regole certe e uniformi di rendicontazione dei dati e da tassonomie condivise. Questa situazione di incertezza, oltre a non giovare allo sviluppo del mercato, presenta il rischio di veder attribuite le etichette di sostenibilità in modo ingiustificato a progetti e imprese che non le meritano (fenomeno del cosiddetto greenwashing).
Non è un caso che la Commissione Europea, attraverso un gruppo di esperti che ha lavorato su questo tema delle regole tra il 2018 e il 2020, abbia elaborato una tassonomia armonizzata delle attività sostenibili, individuando, per ora, i relativi criteri da un punto di vista ambientale.
Si tratta di un primo significativo passo verso l’adozione di standard riconosciuti internazionalmente e che, sicuramente, potrà esercitare un impatto favorevole, sia sull’aumento del numero complessivo di titoli di questo tipo in circolazione, sia sull’allargamento ad altri strumenti finanziari legati alla combinazione dei fattori climatici con altri fattori di sostenibilità.