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GIMBE: Decreto anziani, 14 milioni di persone in attesa del provvedimento

La Fondazione GIMBE è stata ascoltata stamani in audizione presso la 10a Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato della Repubblica. Il Presidente Cartabellotta è entrato nel merito dell’esame dell’atto del Governo n. 121, il cosiddetto “Decreto anziani”.

Lo schema del Decreto anziani predisposto dal Governo – spiega Nino Cartabellotta – rappresenta indubbiamente un grande passo per rispondere ai bisogni di oltre 14 milioni di persone anziane. Insieme a familiari e caregiver, ogni giorno affrontano difficoltà, disagi e fenomeni di impoverimento economico. Situazioni aggravate dalle enormi diseguaglianze nell’erogazione dei servizi socio-sanitari, sia tra le Regioni, in particolare tra Nord e Sud, sia tra aree urbane e rurali“.

La Fondazione ha presentato un’analisi che riguarda il testo dei 42 articoli del Decreto anziani. Nella relazione illustrativa e nella relazione tecnica, si è provato a identificare la copertura finanziaria delle misure.

GIMBE ha studiato aspetti epidemiologici, spesa socio-sanitaria e diseguaglianze regionali sui servizi socio-sanitari previsti dal Decreto anziani. Secondo Cartabellotta, beneficeranno delle misure previste dal provvedimento il 24% della popolazione residente al 1° gennaio 2023. Si tratta quindi di 14.181.297 persone, di cui 9.674.627 nella fascia 65-69 anni e 4.506.670 di over 80.

Numeri presi da fonti ufficiali ISTAT, che se si analizzano le proiezioni demografiche sono destinati ad aumentare nei prossimi anni. Questo innalzamento causerà un progressivo incremento dei costi socio-sanitari. Secondo le proiezioni ISTAT al 2050 gli over 65 sfioreranno quota 18,8 milioni, pari al 34,5% della popolazione residente.

Altri temi critici, secondo GIMBE, sono la gestione dei servizi socio-sanitari, la spesa socio sanitaria e le diseguaglianze regionali nell’accesso ai servizi.

La vera sfida che questo provvedimento lancia – ha concluso Cartabellotta – è se il Paese è pronto per istituire un Servizio Socio-Sanitario Nazionale, con relativo fabbisogno finanziario. Sia perché ormai non è più possibile per i pazienti cronici e gli anziani differenziare i bisogni sanitari da quelli sociali, sia perché tutte le erogazioni in denaro disposte dall’INPS non hanno vincolo di destinazione e non vengono sottoposte ad alcuna verifica oggettiva. È cioè impossibile stimare il reale ritorno di salute e di qualità di vita per le persone anziane“.

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