La scorsa settimana la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato il prossimo varo di un ambizioso programma di investimenti infrastrutturali dell’Unione Europea, denominato Global Gateway, con una dotazione da 300 miliardi di euro da impiegare fino al 2027.
Si tratta di un’iniziativa di particolare rilievo non solo per le sue principali, qualificanti caratteristiche, ma, anche e soprattutto per le implicazioni apportate in chiave di geopolitica.
Quanto al primo aspetto, le caratteristiche, va subito precisato che il supporto finanziario verrà fornito per 155 miliardi di euro dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Sostenibile e per il resto dalle altre istituzioni finanziarie europee, tra cui la Banca Europea per gli Investimenti e la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo.
Vanno, poi, ricordati tre punti qualificanti di questa iniziativa. Il primo concerne il perimetro di intervento, che non è più limitato, come avvenuto in precedenti occasioni, ad ambiti regionali, ma presenta un respiro di scala mondiale. Su questo versante, per ora, non si conoscono ulteriori dettagli, salvo che per l’Africa saranno privilegiati gli interventi legati alla salute e alle energie rinnovabili, mentre per i Balcani e per l’area dei Paesi del Mediterraneo sarà data priorità ai trasporti.
Il secondo punto qualificante concerne la scelta dei cinque settori di intervento, che risultano in linea con la vocazione ambientalista e di sostenibilità fatta propria, già da tempo, dalla stessa UE: digitale , salute, ambiente ed energia, trasporti, ricerca ed istruzione.
Vi è, infine un terzo punto, sottolineato dalla stessa Presidente della Commissione, relativo al fatto che gli interventi saranno effettuali senza andare ad incidere sulla struttura debitoria del Paese beneficiario, a differenza di quanto avvenuto con gli investimenti effettuati dalla Cina nell’ambito del Programma denominato “la via della seta”, producendo in alcuni casi (il Montenegro è il più evidente) una situazione di notevole imbarazzo per riuscire a fronteggiarla.
Questa notazione comparativa costituisce il passaggio per il secondo aspetto, quello geopolitico. E’ facilmente intuibile che Global Gateway, concepito nell’ambito del programma Build Back Better World varato nell’estate scorsa dal G7, rappresenta un ulteriore momento di riaffermazione del ruolo politico dell’UE, dopo l’approvazione del Recovery Fund e del pacchetto di misure climatiche “Fit for 55”.
Una riaffermazione giocata, sia nei confronti degli Stati Uniti d’America, sia, soprattutto, in quelli della Cina, la cui politica di penetrazione commerciale e finanziaria particolarmente aggressiva è anche testimoniata dai 13 mila progetti in 165 Paesi , portati avanti dal 2013.
Una sfida dell’Europa, in definitiva, realmente cruciale per validare o meno, nel prossimo futuro, il suo ruolo di autentico protagonista sullo scacchiere geopolitico mondiale.