La scorsa settimana la Banca d’Italia, nel riaffermare il proprio potere di vietare o limitare la commercializzazione, la distribuzione o la vendita di strumenti finanziari per preservare la stabilità del sistema finanziario nazionale, ha fornito un quadro aggiornato del mercato dei titoli di debito in circolazione in Italia.
Detto che il loro valore complessivo alla fine dello scorso anno ammontava a circa 2380 miliardi di euro, va sottolineato che il 16% è rappresentato da strumenti complessi, di cui circa un terzo è detenuto dalle banche e un quinto dalle famiglie.
Rientrano in questo aggregato le cartolarizzazioni, le autocartolarizzazioni, le obbligazioni subordinate additional Tier 1 – AT1 e i certificates. Se il valore complessivo di questo aggregato è rimasto sostanzialmente stabile nell’ultimo quinquennio, è, invece, variata la sua composizione, che ha registrato una contrazione delle obbligazioni strutturate a beneficio, parzialmente, della crescita dei certificates.
In particolare, l’analisi diacronica mostra che le cartolarizzazioni e le autocartolarizzazioni sono cresciute fino al 2020 rispettivamente per la cessione di crediti deteriorati da parte delle banche e per l’ utilizzo di titoli derivanti da operazioni di cartolarizzazione nelle operazioni di rifinanziamento presso l’Eurosistema.
Peraltro, nella valutazione della nostra Banca Centrale, allo stato attuale, i rischi per la stabilità finanziaria non sono associabili alle cartolarizzazioni e alle autocartolarizzazioni per la dinamica dei volumi registrati dal 2021, nonché alle obbligazioni subordinate AT1, essendo quest’ultime non detenute dalle banche.
Viceversa, anche se il loro valore complessivo dalla metà del 2020 è rimasto quasi stabile, poco al di sopra dei 40 miliardi di euro, Via Nazionale torna a mettere in guardia i detentori dei certificates. Infatti, questi titoli, fatta eccezione per quelli che prevedono il capitale totalmente o parzialmente protetto, presentano un elevato rischio a causa delle oscillazioni di prezzo a cui possono essere sottoposti, con rilevanti perdite di valore, al concretizzarsi di scenari avversi. In più, sono titoli, che scontano, oltre al rischio di mercato, quello della possibile insolvenza dell’emittente.
Ecco, perché la Banca d’Italia ne fa oggetto di valutazioni periodiche continuamente aggiornate, al fine di effettuare un monitoraggio particolarmente attento ed edfficace, per evitare, sia sgradevoli sorprese ai singoli loro detentori, sia, in un’ottica sistemica, per prevenire possibili rischi per la stabilità finanziaria complessiva del Paese.