Certamente non è stato un buon inizio del mese di marzo per il finanziere anglo – australiano Lex Greensill e per la sua Banca fintech. Conta quasi 800 dipendenti. Attiva nel rilevare crediti dalle imprese e nel pagare anticipatamente i loro fornitori a fronte dell’emissione di obbligazioni collocate presso altri investitori e successivamente diffuse nel mercato retail con un rating di affidabilità più che rassicurante.
Infatti, proprio all’inizio di questo mese, in Svizzera Credit Suisse ha congelato 4 fondi dal valore complessivo di 10 miliardi di Dollari USA contenenti queste obbligazioni. Il giorno dopo, sempre in Svizzera, la Finanziaria Gam Holding ha effettuato la stessa manovra di congelamento su un fondo di 700 milioni di dollari Usa. E, infine, subito dopo l’Autorità tedesca di Vigilanza, la Bafin, è intervenuta disponendo la chiusura della filiale tedesca della Banca con sede legale nel land più piccolo della Germania, Brema.
Dubbi sul gruppo Greensill
All’origine di questi provvedimenti cautelativi/restrittivi i dubbi sempre più numerosi e consistenti sulle operazioni del gruppo Greensill, particolarmente esposto tra l’altro nei confronti del magnate indiano dell’acciaio, Sanjeev Gupta. Operazioni, in cui, a fronte delle emissioni di strumenti obbligazionari, si ha il fondato sospetto da parte di banche, società finanziarie e Autorità di Vigilanza che non vi sia un reale sottostante, come sembrerebbe trapelare dall’accusa formulata di “voci non documentabili” apposte nei bilanci della banca.
Si tratta di un evento che ancora una volta solleva polemiche in tema di efficacia di vigilanza bancaria, soprattutto in Germania, dove sono ancora vivi i clamori suscitati dallo scandalo Wirecard e dove si attende con impazienza il varo del provvedimento riorganizzativo dello stesso organismo di vigilanza, anche in questo caso intervenuto con molto ritardo rispetto alle segnalazioni provenienti dall’Associazione Bancaria Tedesca.
Nel caso Greensill vi è, poi, un altro aspetto, per così dire particolarmente sensibile, che riguarda la sua operatività dal lato delle passività. Infatti, con l’offerta di tassi sicuramente più vantaggiosi rispetto a quelli mediamente offerti dal mercato, tra l’altro condizionato dalla politica di rendimenti in territorio negativo da tempo attuata dalla Banca Centrale Europea, non sono stati pochi i risparmiatori che hanno depositato somme presso questa banca.
Naturalmente, per loro esiste il paracadute del Fondo Nazionale di Tutela dei Depositi, che dovrà far fronte alla perdita dei risparmi – secondo le prime stime, una cifra complessiva oscillante tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro. Peccato, però, che in Germania con un provvedimento normativo del 2017 sono state escluse da questo paracadute le amministrazioni pubbliche! E, quindi, ora svariate decine di comuni tedeschi si trovano alle prese con il problema di non poter recuperare le somme a suo tempo depositate e incautamente conservate presso la Banca Greensill.