Il Manifesto di Treviso per la transizione idrica sostenibile

La tutela, la valorizzazione e la comprensione dell’acqua sono al centro delle iniziative culturali e divulgative dell’Associazione Premio letterario Giuseppe Mazzotti. A Treviso, nel corso dell’ultima settimana, si è svolta un’importante iniziativa per riflettere sul valore strategico dell’acqua per la vita dell’uomo e dell’ambiente. L’Associazione Premio Letterario Giuseppe Mazzotti con il CAI – Club Alpino Italiano e il Touring Club Italiano hanno organizzato il seminario L’orologio dell’acqua, iniziativa che si inserisce nel progetto “Mazzotti contemporaneo” e che ha previstoanche l’assegnazione del Premio “Lampadiere dell’ambiente” a coloro che oggi sposano i valori e perseguono le battaglie di Giuseppe Mazzotti, ecologista con cinquant’anni d’anticipo. Durante i lavori è stato sottoscritto e presentato un manifesto che riassume i principi per una buona gestione delle risorse idriche e indica alcune azioni fondamentali per un utilizzo più attento, finalizzato a sensibilizzare istituzioni e associazioni di categoria. I primi firmatari sono i tre vincitori del Premio Mazzotti Contemporaneo “Lampadiere dell’Ambiente”, eredi e attuatori dei valori mazzottiani di tutela e salvaguardia della natura: il romano Edoardo Borgomeo, Honorary Research Associate all’Università di Oxford, il veneziano Eriberto Eulisse, coordinatore della Rete Mondiale UNESCO dei Musei dell’Acqua, e la pugliese Claudia Laricchia, Climate Leader del “The Climate Reality Project” dell’ex vicepresidente statunitense Al Gore e attivista del Future Food Institute.  Il Premio Mazzotti si è imposto nel panorama italiano come uno dei più prestigiosi e originali riconoscimenti per gli argomenti di grande interesse che lo caratterizzano, per la qualificata giuria e per il rigore nella selezione delle opere, vedendo crescere con gli anni la partecipazione di autori, editori e l’interesse presso la stampa e il mondo della cultura in generale. Al centro del recente dibattito sono emersi la necessità di una gestione più sostenibile dell’acqua, gli effetti del cambiamento climatico, il tema ineludibile di una corretta educazione all’acqua in contesti sempre più emergenziali, l’accesso democratico a questo bene e la visione di un “diritto umano all’acqua potabile” che ancor oggi, nei paesi più poveri, genera l’80 per cento delle problematiche sanitarie. Tematiche attualissime e che sono anche di carattere economico per i consumatori: in Italia l’acqua costa un euro a metro cubo. Attualmente, ciò di cui più si necessita a livello globale è investire sull’ammodernamento delle infrastrutture idrichenell’ottica di una “transizione idrica sostenibile”, tale da comprendere non solo la realizzazione di megaprogetti con strutture energivore e impattanti, ma anche l’uso delle cosiddette Nbs – Nature Based Solutions, al centro di uno degli ultimi rapporti del World Water Assessment Programme dell’Unesco.

Durante i lavori, Eriberto Eulisse, direttore del Global Network of Water Museums, che opera presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia ha relazionato su questi temi e sulla necessità di investire maggiormente su iniziative di “educazione all’acqua” e sulla tutela dei patrimoni acquatici, sia naturali che culturali, come sottolineato dalla Risoluzione n.5-XXIII dell’Unesco-Ihp.Si devono rafforzare le azioni educative anche coinvolgendo maggiormente i musei che si occupano di acqua e costruire nuovi riferimenti etici e culturali per un governo più lungimirante dei patrimoni liquidi ereditati”, ha ribadito Eulisse. Nel corso della manifestazione e della premiazione è stata ricordata la figura di Renzo Franzin, fondatore del Centro Internazionale per la Civiltà dell’Acqua, per le sue ricerche pioneristiche sulla storia e sull’antropologia dei mondi acquatici, ovvero sulla necessità di costruire una nuova “cultura dell’acqua” a partire dal rapporto che ogni individuo deve costruire con essa: una relazione senza la quale nessuna tecnologia, anche la più sofisticata, può garantire un reale progresso umano.L’idea del Centro Civiltà dell’Acqua, ripresa anche dal Global Network of Water Museums è quella di promuovere un approccio olistico e transdisciplinare nell’affrontare i diversi problemi connessi all’acqua, per rimediare a quella “banalizzazione” cui spesso sono stati ridotti molti patrimoni liquidi a fronte di un presunto “progresso tecnologico” che a volte, paradossalmente, ha accentuato i problemi generando ulteriori disastri ecologici, alterando la biodiversità dei patrimoni liquidi e la fauna ittica.

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