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In ulteriore diminuzione le rapine presso gli sportelli bancari italiani

Sono molto confortanti i risultati dello scorso anno legati al tema della sicurezza fisica nelle banche italiane. E’ quanto emerge dall’ultima Indagine, condotta da OSSIF, l’Osservatorio di Sicurezza Fisica dell’ABI –  Associazione Bancaria Italiana, dove si sottolinea come il calo di rapine agli sportelli bancari di quasi il 27% dello scorso anno si inserisce in una tendenza ormai pluriennale. Infatti, allargando l’orizzonte di osservazione al quindicennio che va dal 2007 al 2021, si apprende che le rapine sono diminuite in modo decisamente marcato, passando dai 3364 casi del 2007 agli 81 dello scorso anno, con una diminuzione pari a oltre il 97%. Inoltre, sempre con riferimento al 2021, dall’indagine dell’OSSIF risulta in calo anche l’indice di rischio (da 0,5 a 0,4), che misura il numero di eventi criminosi ogni 100 sportelli bancari.

Quanto alla localizzazione geografica delle rapine si fa consistente la schiera di Regioni Italiane, in cui non si registra nessun caso di rapina (Basilicata, Friuli, Liguria, Molise, Puglie, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta) o, in cui è rimasto invariato il numero di episodi criminosi (Abruzzo, Campania, Marche, Sardegna e Veneto). Mentre, addirittura, in diminuzione  si segnalano le rapine per la Calabria, l’Emilia – Romagna, la Lombardia e il Piemonte. L’unica Regione in controtendenza risulta il Lazio, passato da 9 a 16 rapine.

Commentando l’andamento del 2021,  dall’ABI si fa notare come la contrazione delle rapine è, certamente, frutto di un impegno economicamente consistente da parte del sistema bancario italiano, che, mediamente, investe su base annua la cifra di 500  milioni di euro nell’ambito della sicurezza fisica.

Inoltre, non va trascurato l’effetto positivo prodotto sul personale addetto allo sportello  da una apposita Guida alla sicurezza approntata dall’ABI in collaborazione con il Ministero dell’Interno e con le prefetture italiane: un autentico vademecum  su come comportarsi in caso di rapine, su come prevenire questi fatti criminosi e, infine, su come agevolare l’attività investigativa successiva delle forze di polizia al loro verificarsi.

Non va, poi, dimenticato l’impatto della nuova versione del Protocollo Anticrimine, condivisa dall’ABI con il Ministero dell’Interno e attualmente adottata da 61 Prefetture del Paese.

Al legittimo compiacimento per la riduzione così drastica di questo fenomeno criminale, che in non pochi casi, al di là del danno economico, ha avuto in passato anche degli epiloghi tragici sul piano dell’incolumità fisica delle persone, non può, peraltro, non accompagnarsi una riflessione sulla mutazione genetica da tempo in atto nella criminalità predatoria.

In altri termini, c’è da chiedersi realisticamente in quanti casi, alla rapina fisica e al suo corollario di turbamenti psicologici, anche gravi, negli addetti agli sportelli e nella clientela presente a questi episodi,  la criminalità preferisce ricorrere alle diverse forme d’intrusione informatica, silente, ma  certamente altrettanto efficace per l’accaparramento della refurtiva.

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