Intesa Sanpaolo chiude il 2020 con un utile netto pari a 3,28 miliardi di euro. La banca propone divendi cash per 694 milioni di euro, pari al massimo consentito dalla raccomandazione della Bce.
Il risultato corrente lordo è in aumento di circa il 10% rispetto al 2019. I costi operativi sono in diminuzione del 3,4%. Nell’intero 2020 si registra una riduzione di crediti deteriorati pari a 10,8 miliardi di euro.
Il Gruppo per il 2021, includendo l’acquisizione di Ubi Banca, prevede un utile netto superiore a 3,5 miliardi di euro. Sulla base dell’attuale stato di avanzamento del processo di integrazione di Ubi Banca, stima sinergie in aumento a oltre 1 miliardo di euro. Questo a regime nel 2024 e ad oltre l’80% nel 2023, partendo dai circa 700 milioni attesi al momento dell’offerta pubblica di acquisto e scambio.
“In questo contesto di straordinaria complessità, nel 2020, superando il nostro obiettivo, abbiamo conseguito un utile netto pari a 3,1 miliardi di euro. Un risultato ottenuto afferna Carlo Messina Ceo di Intesa Sanpaolo “escludendo l’impatto contabile della combinazione con Ubi Banca. Oltre anche all’impairment dell’avviamento della Banca dei Territori ed il contributo di 5 mesi di Ubi Banca”. “La remunerazione dei nostri azionisti – aggiunge – resta una priorità“.
L’Istituto, inoltre, vuole effettuare, ‘a valere sui risultati del 2021, il pagamento di un ammontare di dividendi cash corrispondente a un payout ratio pari al 70% dell’utile netto, da distribuire in parte come acconto nell’anno in corso’.
Carlo Messina, commentando i risultati ha precistao che la cedola sul risultato 2021 sara’ quindi distribuita in parte con un acconto sul dividendo, in caso di ‘approvazione della modifica statutaria da parte della Bce e dell’Assemblea Straordinaria‘. Alla luce di questa politica dei dividendi conlude Messina “ si conferma la solidita’ dei coefficienti patrimoniali , con un Cet1 ratio a regime nel 2021 minimo al 13% pro-forma”.