La Corte Suprema dell’Iran ha accolto il ricorso di un giovane condannato a morte, Mohammad Ghobadlou. Era accusato di aver partecipato all’uccisione di un agente di Polizia durante le proteste iniziate più di quattro mesi fa a seguito della morte di Mahsa Amini.
Mohammad Ghobadlou, di 22 anni, secondo quanto riferiscono delle fonti, soffrirebbe di disturbi bipolari e sottoposto a cura dall’età di 15 anni. Nel corso della fase di inchiesta non avrebbe potuto nemmeno parlare con il proprio avvocato. Inoltre, sarebbe anche stato picchiato in carcere. Per Amnesty International “il diritto internazionale proibisce la pena di morte per persone che hanno incapacità mentali”.