(Adnkronos) – Effetto pandemia, dei lunghi mesi in casa, nel rapporto con il cibo: cresce l’attenzione e gli italiani scendono in campo contro lo spreco alimentare, 9 su 10 (quasi un plebiscito, 94%) scelgono di salvare il cibo dagli sprechi per testimoniare il loro impegno sostenibile.
Segue la propensione per la raccolta differenziata, tradizionalmente molto sentita in Italia (92%), ma si bada anche a ridurre l’utilizzo di prodotti usa e getta e di imballaggi in plastica (89%). Sono i primi dati del nuovo Waste Watcher International Observatory che presenterà il suo primo Rapporto dedicato a ‘Il caso Italia’ venerdì 5 febbraio, nel corso della Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare.
‘Stop food waste. One health, one planet’ è il tema dell’evento centrale dell’ottava Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, venerdì 5 febbraio 2021: il Forum è in programma dalle 11.30 su piattaforma digitale, per iniziativa della Campagna Spreco Zero in sinergia con il ministero dell’Ambiente, con l’intervento del ministro Sergio Costa.
“L’impegno per lo sviluppo sostenibile e la prevenzione degli sprechi – spiega Andrea Segrè, promotore Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare – passa anche attraverso il monitoraggio dei comportamenti e quindi attraverso i dati. Per questo, in vista del 2030 fissato dalle Nazioni Unite con 17 Obiettivi di sostenibilità che non possiamo mancare, l’Osservatorio Waste Watcher diventa internazionale e progetta una campagna globale di sensibilizzazione, attraverso un monitoraggio su scala mondiale”.
Ma la pandemia ha avuto un impatto positivo o negativo per la sostenibilità e l’attenzione al tema di un’economia circolare? Gli italiani si dividono: per il 51% l’effetto è stato positivo/molto positivo, per il 49% negativo/molto negativo.
Fra i pregi la limitazione degli eccessivi spostamenti/trasporti e la riduzione del traffico aereo (49%), oltre alla maggiore attenzione per la salute e il benessere (34%).
Fra le ricadute negative l’aumento dei rifiuti a causa anche delle troppe mascherine (57%) e l’aumento dello shopping online che ha generato eccessivo movimento di corrieri e troppi imballaggi (42%), ma c’è anche chi spiega che la sostenibilità è passata in secondo piano (37%) e che si è ridotta la possibilità di utilizzo del trasporto pubblico (36%).