Boris Johnson ha annunciato formalmente le sue dimissioni da leader del Partito Conservatore britannico, forza di maggioranza in Parlamento, in un discorso alla nazione.
Il Premier ha alla fine ceduto ai contraccolpi degli ultimi scandali e a una raffica di dimissioni in seno alla sua compagine. Ha chiarito che intende comunque restare Capo del governo fino all’elezione di un successore alla guida dei Tories prevista per ottobre.
“Immensamente orgoglioso” per Brexit, gestione Covid, crescita economica e record occupazionale
“Quando il gregge si muove – ha detto Johnson – si uniscono tutti. Nessuno è indispensabile: il nostro sistema darwiniano riuscirà a trovare un nuovo leader a cui darò tutto il mio sostegno”. Johnson si è detto “immensamente orgoglioso” di aver portato a compimento la Brexit nei suoi tre anni a Capo del Governo. Ha, fra l’altro, rivendicato tra i suoi meriti quello di aver fatto uscire il Paese dalle restrizioni Covid per primo in Europa. Infine, di aver portato a casa un anno di crescita economica e il record assoluto di occupazione nel Regno.
Resta immutato sostengo ad Ucraina
Nel suo discorso fuori dal 10 di Downing Street, Johnson si è anche rivolto “al popolo ucraino” per assicurare che il Regno Unito “continuerà a sostenere l’Ucraina” con forza anche dopo la sua uscita di scena.
Intanto ha ricomposto il Gabinetto. Nello specifico ha sostituito Michael Gove, ex Ministro per il Livellamento delle Diseguaglianze Territoriali, con Greg Clark, già Ministro della Attività Produttive. Ha fra l’altro nominato Kit Malthouse, già Viceministro dell’Interno, come Ministro responsabile del Ducato di Lancaster. Ha promosso James Cleverley da Viceministro degli Esteri a Ministro dell’Istruzione. Infine, ha designato Shailesh Vara a Capo del dicastero per l’Irlanda del Nord e Robert Buckley e di quello per il Galles.
Il consiglio di gabinetto, organo esecutivo del governo, è tornato a essere così totalmente coperto nei ruoli principali.
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