Circa 150.000 cittadini in Kazakhstan hanno sottoscritto una petizione volta a sollecitare le autorità a definire reati specifici per prevenire la violenza domestica, un’appello che emerge in seguito all’omicidio della moglie di Kuandyk Bishimbayev, l’ex Ministro dell’Economia, avvenuto il 9 novembre. La vittima, Saltanat Nukenova, aveva 31 anni.
L’iniziativa, supportata dalla Human Rights Watch (Hrw), si propone di appoggiare una proposta parlamentare che mira a considerare come reati le “percosse” ripetute e i “lievi danni fisici”. Questi reati erano stati depenalizzati nel 2017 e solitamente attribuiti agli imputati di violenza domestica. La morte di Saltanat ha suscitato una forte reazione mediatica, soprattutto perché il marito è una figura pubblica.
Hrw sottolinea che, al di là del clamore mediatico, molte donne subiscono maltrattamenti e perdono la vita per mano di partner violenti, evidenziando la natura sistemica della violenza domestica in Kazakhstan. Le leggi del Paese, così come le istituzioni di polizia e giudiziarie, appaiono insufficienti nella protezione adeguata delle donne dalla violenza domestica.
In un video diffuso il 17 novembre, diverse personalità, tra cui atleti, artisti, figure del mondo imprenditoriale, blogger e avvocati, hanno richiesto l’adozione di misure più severe per contrastare la violenza contro le donne, inclusa quella che è stata definita “criminalizzazione della violenza domestica”.