Arriva l’ultima, ma non per importanza, censura da parte di Kiev ai suoi connazionali sparsi per il mondo. A finire nel mirino i ballerini ucraini in Italia che hanno ricevuto il divieto di esibirsi sulle musiche di autori russi.
Su precisa indicazione della National Opera of Ukraine di Kiev e del Ministero della Cultura ucraino, il corpo di ballo che avrebbe dovuto esibirsi stasera al Teatro comunale di Lonigo, Vicenza, con il Lago dei Cigni su musiche di Čajkovskij cambierà programma. Lo spettacolo benefico, con incasso da devolvere a sostegno del popolo ucraino, è stato sostituito con “Giselle”, un altro balletto.
“Condividiamo le scelte e l’operato del nostro Presidente Zelensky, di tutto il Governo, siamo un Paese invaso, siamo in guerra e gli orrori e le violenze, da parte dei russi, a cui stiamo assistendo sono inaccettabili. Un vero e proprio genocidio. L’Ucraina deve continuare a far sentire la propria voce, anche ‘bandendo’ compositori immensi come Petr Cajkovskij“. E’ quanto ha dichiarato all’Adnkronos Natalia Iordanov, direttrice artistica dell’Ukrainian Classical Ballet in questi giorni in tournée in alcuni tra i maggiori teatri italiani.
“Il Governo ucraino ha recentemente imposto il divieto a tutti i suoi artisti di interpretare opere di autori russi, la cultura russa è patrimonio dell’umanità e della cultura occidentale in particolare, non è emanazione del governo russo. Nonostante la nostra divergenza di vedute con il Ministero della Cultura ucraino, per non esporre gli artisti ospiti del nostro Teatro a violazioni delle leggi emanate nel proprio Paese, abbiamo condiviso con i danzatori ucraini l’idea di un cambio di programma“, spiega la direzione del comunale di Lonigo che dice di non condividere la decisione ma di doverla rispettare.
Come notato da alcuni utenti, raccogliere dei fondi a sostegno del popolo ucraino e per rispetto del Teatro di Kiev e di quello distrutto di Mariupol, portare in scena un’opera di Čajkovskij sarebbe stato un gesto di grande valore simbolico e avrebbe dimostrato come la cultura sia in grado, nonostante tutto, di superare la lotta politica e farsi strumento di pace.