Dopo la presentazione e l’approvazione dei primi 5 Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza di Spagna, Portogallo, Grecia, Danimarca e Lussemburgo, la scorsa settimana, si è registrata la prima emissione di titoli obbligazionari, targata Unione Europea, per un ammontare di 20 miliardi di euro, con scadenza decennale e tasso dello 0,086%.
Un evento, che non può assolutamente essere passato sotto silenzio, considerate le resistenze pluriennali poste storicamente da molti Paesi membri dell’UE e che sono state finalmente superate nel luglio dello scorso anno, alla luce degli effetti economici devastanti prodotti dalla Pandemia da Covid ’19, dalla decisione adottata dalla Commissione Europea di emettere titoli obbligazionari per complessivi 750 miliardi di euro da destinare al rilancio.
L’accoglienza del mercato a questa prima emissione è stata particolarmente favorevole, considerato che le domande di assegnazione pervenute sono state 7 volte superiori all’offerta programmata. Il successo di questa prima emissione è, anche, testimoniato dalla platea degli investitori interessati, tra cui spiccano il 25% di Banche Centrali, il 37% di gestori di fondi e l’11% di fondi assicurativi. Da un punto di vista geografico gli esiti del collocamento evidenziano una quota superiore al 50% per gli investitori europei e del 13% per domande provenienti dalle aree dell’ Asia e delle due Americhe.
Sottolineato, quindi, più il significato simbolico, che l’aspetto dimensionale di questa prima emissione, rimangono da svolgere, almeno, due considerazioni.
Innanzitutto, se è vero che per gli operatori finanziari istituzionali è, certamente, vantaggioso indebitarsi a un tasso più contenuto di quello che a loro viene normalmente concesso, c’è, però, da porsi il problema della concorrenza nel tempo di questi titoli con quelli emessi da Nazioni particolarmente affidabili, come la Germania, e, in definitiva assimilabili all’emissione europea sotto il duplice profilo del rischio/rendimento.
Vi è, poi, l’interrogativo di fondo, se questo primo esempio di eurobond, seguito dalle successive emissioni sempre legate ai piani di rilancio economico dei singoli Stati dell’UE, possa effettivamente aprire la strada ad altre tipologie di eurobond, derivanti dall’accettazione del tanto discusso principio della mutualizzazione dei debiti.
Attendendo per entrambi i quesiti la pragmatica risposta dei mercati, il vero nodo da sciogliere per gli Stati dell’Unione Europea sarà quello di adottare, oltre a quella monetaria, una politica di bilancio comune, che sarà sicuramente favorita dagli esiti auspicabilmente positivi e virtuosi registrati dagli interventi finanziari dei Piani Nazionali finalizzati al rilancio economico.
In definitiva, farà in questo senso la differenza, la reale capacità, ma anche la qualità, della spesa delle risorse disponibili da parte dei singoli Stati. Buona fortuna Europa !