L’attrice comica Luciana Littizzetto, da “Che tempo che fa”, ieri sera ha letto la sua ‘letterina‘ a Vovan e Lexus, i comici russi che hanno ingannato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni con una telefonata fake.
Nella conversazione la premier, che pensava di parlare con un dirigente dell’Unione africana, ha espresso considerazioni sulla guerra Ucraina-Russia e sul tema dei migranti.
“Cari Vovan e Lexus, Ric e Gian della tundra siberiana Piosky e Amedeosky della steppa sconfinata a 40 sotto zero. E cari anche amici dei servizi segreti russi e a tutti i figli di Putin in collegamento in questo momento. Priviet a tutti” – esordisce Luciana Littizzetto che, accanto a Fabio Fazio, allude ad un coinvolgimento dei servizi nella vicenda.
“Che tra l’altro si chiama Giorgia con la ‘I’, non ‘Georgia’ come l’avete chiamata voi. La nostra Giorgia non è uno stato caucasico. È una donna, una madre, una cristiana, e pure con uno staff non di geni assoluti. Lasciate stare la nostra Melonskova che fra un po’ la raccogliamo col cucchiaino. Fermatevi, fatelo in nome del lettone di Putin che ha unito a lungo i nostri due popoli. Non è il momento. Ora non sto a spiegarvi ma non lo è. Er Meloni adesso è sotto un treno, come Anna Karenina, che voi dovreste conoscere bene” – prosegue Littizzetto.
Littizzetto torna sulla fine del rapporto tra la premier e il giornalista Andrea Giambrun – “Ha passato dieci anni di vita con un uomo dal ciuffo importante, e qualche giorno fa è finita. Capita. Come dite voi in Russia, ‘Tutte le famiglie felici si assomigliano, ma ogni famiglia c’ha un Giambruno che si tocca il pacco a modo suo’. Capisco che fare i comici in Russia deve essere dura, per noi è più facile perché mal che vada abbiamo Salvini che qualche boiata la spara sempre“.
“Invece per voi basta niente che Vladimir vi fa volare casualmente dal quarto piano come gli oligarchi russi, finite a sorseggiare un the al polonio nella lounge di un aeroporto, o vi ritrovate a ballare il casaciò in Siberia con le Pussy Riot. Però Pasgiausta, per favore. Lasciate a noi quel minimo di materiale che ci resta per scherzare. Non venite a strapparci il Premier di bocca. Ve lo dico in inglese don’t touch my melons, e anche in russo: astarzia pacoe Melosnska. Fate uno scherzo a Putin, se avete il coraggio” – è la sfida che Littizzetto lancia ai ‘colleghi’.
“Prendetelo per il gulag al telefono, ma prima fossi in voi controllerei che le finestre di casa vostra si chiudano bene. Oppure date a me il suo numero. Avrei un po’ di cosine da dirgli, come due terzi dell’Umanità, credo. Dasvidania a voi e famiglia. Lucianova” – dice Littizzetto prima dei prevedibili post scriptum.
“P.S. Per Palazzo Chigi.
Amici dell’intelligence, avete l’intelligence? Usatela. Se vi chiamano Ciccio formaggio, Braccobaldo Bao, Kiss Me Licia, Tonio Cartonio e Lupo Lucio dicendo che sono diplomatici del Mozambico ditegli che hanno sbagliato numero”, dice.
P.P.S.
Certo, che anche te Giorgis, se ai primi che ti telefonano dici tutti i cacchi nostri siamo panati. Tergiversa. Parla del tempo, di come fanno bene i bucatini a Roma, della Marcuzzi che balla a Boomerissima. Tirala in lungo e intanto chiedi Ricci di trovare dei fuori onda che li sputtanino tutti quanti”, conclude, stavolta davvero.