Lorefice: in arrivo la “Manovra”, nuovi tagli alla spesa, sanità welfare

Nella seduta di venerdì 29 dicembre la Camera dei deputati con 200 voti favorevoli e 112 contrari ha approvato in via definitiva il disegno di legge “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026.

Eppure c’è un silenzio assordante da parte del Governo in merito alla manovra economica che sarà sul tavolo dell’esecutivo tra pochissimi giorni e soprattutto a riguardo dei provvedimenti e alle misure che verranno prese che fonti autorevoli confidano essere improntate all’austerità.

Il Senatore Pietro Lorefice (M5S) Segretario dell’Ufficio di Presidente del Senati, in un intervista rilasciata al quotidiano La Notizia ha detto – c’é una data di cui nessuno parla, il 20 settembre. Entro quella scadenza il Governo dovrà presentare a Bruxelles il Piano strutturale di bilancio, nuovo documento economico imposto dal rinnovato e dannoso Patto di stabilità, supinamente votato in Europa dal Governo Meloni.

In questo documento l’Esecutivo dovrà mettere nero su bianco che nei prossimi anni interverranno altri tagli alla spesa sociale, alla sanità, all’istruzione, agli investimenti, esattamente come chiesto dalle nuove regole di governance economica europea.

E’ come se il Governo dovesse spiegare all’Europa quale tipo di cappio al collo metterà all’Italia. Ne deriverà la successiva Manovra, che come le precedenti sarà tutta basata sulla più classica austerità di Destra.

L’orefice commenta l’intenzione del governo di adottare misure non risolutive e prosegue – Siamo al secondo anno di semplice conferma del taglio del cuneo contributivo, che in quanto tale non metterà nemmeno mezzo centesimo in più in busta paga. Anche l’Irpef a tre aliquote non ha portato e non porterà nessun vantaggio in busta paga, perché è stata un’operazione messa in campo per evitare che il taglio del cuneo, agendo sui contribuiti, aumentasse la base imponibile rischiando di far pagare più tasse ai beneficiari. Era e resta quindi un’operazione di solo bilanciamento. Il tutto mentre si continua a non voler vedere il dramma del lavoro povero, con posti che sì aumentano, ma prevalentemente nei settori del turismo e della ristorazione, a basso contenuto tecnologico e senza nessun apprezzabile effetto sulla domanda interna, che resta fiacca. E si continua a non vedere la piaga del caporalato, con una nuova ondata di braccianti e lavoratori sfruttati emersi nelle ultime ore tra Lodi e Bologna.

“Peraltro – aggiunge il senatore nell’intervista rilasciata a La Notizia – visto che alla vigilia della Manovra rispunta il sempreverde argomento della previdenza, una vasta letteratura economica ormai ci spiega che salari più alti significano contributi più alti e complessivamente maggiore sostenibilità del sistema pensionistico. Ma per la neoliberista Meloni questo semplice ragionamento è indigesto, visto che il suo approccio economico serve solo a garantire frammenti di società ed elite finanziarie.

Nel frattempo il debito pubblico è salito a 3 miliardi e negli ultimi 10 anni il suo valore è cresciuto costantemente di un terzo E su questo punto il Senatore imputa ulteriori responsabilità all’attuale Esecutivo.
“Il Governo Meloni sta facendo aumentare il debito pubblico sia in termini assoluti sia in rapporto al Pil, con una preoccupante inversione rispetto agli anni post pandemia. Grazie alle politiche economiche di reazione a quel dramma, il Governo Conte II ha permesso al debito di scendere dal 154,9% del 2020 al 137,3% del 2023, con un abbattimento di oltre 17 punti innescato grazie alla poderosa crescita.

La Meloni, invece, sta facendo nuovamente aumentare il rapporto debito/Pil verso il 140% a causa appunto di un ritmo di crescita crollato allo zero virgola. Ce lo dice anche l’Ocse: nel secondo trimestre del 2024 l’Italia è cresciuta dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, al di sotto delle medie Ocse, Eurozona e G7. Con questa bassa crescita il debito pubblico in rapporto al Pil non può che aumentare”

Lorefice fa riferimento anche all’intervento molto approfondito e responsabilmente  preoccupato del Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta al Meeting di Rimini – Lo ha detto chiaramente il Governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, al Meeting di Rimini: il debito pubblico va ridotto in rapporto al Pil e per farlo serve stimolare la crescita. Il debito/Pil è l’unico parametro che interessa ai mercati. La conclusione, quindi, è che quando Meloni e Giorgetti invocano la responsabilità nella gestione dei conti pubblici raccontano solo panzane, visto che con loro la crescita è a zero è il debito pubblico in aumento”.

Nell’intervista ha La Notizia, Lorefice ha esposto il proprio punto di vista  anche sul tema del continuo monito del Governo, in particolare ieri a Rimini, dall’intervento del Ministro per lo sviluppo economico e del Made in Italy Adolfo Urso, a Stellantis.
Il Governo Meloni, che in campagna elettorale si definiva pronto a gestire il Paese, si è solo rivelato pronto a farsi portare a spasso da Stellantis, che ha chiesto una valanga di incentivi pubblici senza minimamente garantire quel milione di auto prodotte in Italia di cui la premier Meloni e il ministro Urso vanno favoleggiando da quasi due anni. Di fronte alla presa per i fondelli, il Governo è dovuto precipitosamente correre in ginocchio da Pechino, sperando che qualche casa automobilistica cinese possa sostituirsi a Stellantis. Prima quindi l’Esecutivo smonta la Via della Seta per compiacere Washington, poi deve maldestramente riallacciare con la Cina per mettere un tappo alla falle dell’automotive. Sarebbe questa l’idea di politica industriale? Non c’è da stupirsi se, come certificato dall’Istat, siamo arrivati al 17esimo mese consecutivo di calo della produzione industriale su base annua.

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