Inefficienze burocratiche bloccano gli stanziamenti per le aree di crisi industriali

Il sistema imprenditoriale dell’area di Gela è stato fortemente condizionato dalla crisi che ha colpito, a livello nazionale ed europeo, il settore della raffinazione di petrolio. Il calo della domanda interna, determinato dalla presenza di nuovi competitor a livello globale e dalle norme europee sull’efficienza energetica, ha condotto le principali aziende di settore a proporre un ridimensionamento della capacità produttiva degli stabilimenti, con conseguenze negative sulle imprese dell’indotto in termini di fatturato, di ordini e di conseguenza di occupazione.

L’area di crisi industriale complessa è stata dichiarata per il territorio di 23 Comuni compresi i seguenti Sistemi Locali del Lavoro: Gela, Mazzarino, Vittoria, Caltagirone, Riesi, Caltanissetta, Piazza Armerina.

Sulla eccessiva burocratizzazione delle procedure disposte da Invitalia, che è Centrale di Committenza Stazione Appaltante per la realizzazione di interventi strategici sul territorio e che, pertanto, avrebbe dovuto sostenere le industrie che insistono territorialmente nelle suddette aree di crisi, ma che, come ha fatto sapere il Ministero dello Sviluppo Economico, è riuscita solo in minima parte a gestire le richieste di finanziamento da parte delle aziende che ne avevano fatto legittimamente richiesta, e’ intervenuto con una nota, il Senatore  Pietro Lorefice (M5S), Segretario della Presidenza del Senato, componente della Commissione Politiche della UE di Palazzo Madama e firmatario dell’interrogazione sulle aree di crisi industriale al Sud – Italia.

Come purtroppo sospettavamo, oggi il Ministero delle imprese guidato da Adolfo Urso ha ammesso gravi ritardi e inefficienze di Invitalia nella messa a terra dei 22 milioni stanziati per l’area di crisi industriale di Gela. La freddezza dei numeri vale più di mille parole. Il Ministero, in risposta a un’interrogazione del M5S, ha spiegato che su 12 richieste di finanziamento di progetti imprenditoriali, 7 sono state scartate oppure oggetto di rinuncia da parte delle imprese stesse. Delle 5 rimanenti, soltanto una è stata ammessa, per un finanziamento di 987mila euro.

In sostanza a più di un anno dal lancio del secondo avviso di Invitalia – scrive il Senatore –  finora è stato messo a terra solo il 4,5% dello VVF stanziamento complessivo per l’area di crisi di Gela.

Una situazione inaccettabile – aggiunge – che il M5S aveva intercettato facendone oggetto dell’interrogazione. Erano e sono sin troppo chiare le inefficienze degli iter gestiti da Invitalia. Dai documenti di rinuncia delle imprese, che abbiamo avuto modo di consultare, emergono nitidamente disfunzioni, in particolare le ridondanti richieste di integrazione rivolte da Invitalia alle imprese.

Queste lungaggini portano le aziende allo sfinimento, in una fase della nostra storia economica, con 16 mesi consecutivi di crollo della produzione industriale su base annua, in cui la tempestività delle pratiche e la necessità di sburocratizzare sono fondamentali. E risultano fondamentali anche considerando che in tutta Italia sono aperte procedure di finanziamento a sportello – continua Lorefice.

Non possiamo quindi rischiare che queste disfunzioni si trasformino in un blocco ulteriormente paralizzante per la nostra industria. Adesso, peraltro – conclude – sta per scadere l’accordo di programma all’interno del quale si inquadra il progetto di finanziamento gestito da Invitalia e riteniamo doveroso che il Ministero di Urso si svegli e prenda in considerazione una sua proroga, visti gli imperdonabili ritardi alimentati dalle inefficienze della stessa Invitalia.

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