La Corea del Sud “nemico numero uno”, per costituzione, della Corea del Nord. Kim Jong-un minaccia e Seul replica, promettendo una “risposta travolgente” in caso di provocazione.
La tensione sale in un botta e risposta. Se il proclama di Pyongyang non si discosta dalla tradizionale retorica del regno eremita, il segnale che arriva da Seul è perentorio: “Questo governo è diverso”.
In un discorso in Parlamento, riportano i media ufficiali, Kim ha ribadito come la “riunificazione” non sia possibile e ha affermato che termini come “indipendenza, riunificazione pacifica e grande unità nazionale” vanno “cancellati” dalla costituzione. “Non vogliamo la guerra, ma non abbiamo neanche intenzione di evitarla” – ha detto Kim, come ha scritto il giornale Chongnyon Chonwi. E secondo il leader nordcoreano “serve un emendamento costituzionale per instillare nei nordcoreani la ferma idea che la Repubblica di Corea è il loro nemico numero uno, il loro costante nemico principale“.
Intanto l’Assemblea popolare suprema ha approvato l’abolizione degli enti per il dialogo con la Corea del Sud (il Comitato per la riunificazione pacifica, l’Ufficio nazionale di cooperazione economica e l’Associazione di turismo di Kumgangsan). Secondo una nota dell’agenzia Kcna, “la riunificazione della Corea non potrà mai avvenire con la Corea del Sud che ha fatto dell’ ‘unificazione per assorbimento’ e dell’ ‘unificazione sotto la democrazia liberale’ una politica di stato, qualcosa che viene considerato come totalmente contrario alla nostra linea di riunificazione nazionale basata su una nazione, uno stato e due sistemi“.
Così per l’Assemblea è un “errore grave” continuare a considerare Seul come un “partner per la riconciliazione e la riunificazione” per la sua decisione di dichiarare Pyongyang come “nemico principale” e per l’alleanza con “forze esterne”, Stati Uniti per primi.
Secondo Kim, “l’isteria del confronto delle forze ostili ha portato la situazione a una fase estrema” e “il contesto di sicurezza del nostro Paese è peggiorato costantemente” e “oggi è diventata la zona più pericolosa del mondo con il rischio dello scoppio di una guerra“.
Il leader nordcoreano non ha risparmiato accuse agli Stati Uniti, anche per le dichiarazioni sulla “fine del nostro regime” e per le “incessanti esercitazioni militari” con Corea del Sud e Giappone.
Le parole di Kim hanno lasciato il segno e hanno provocato la reazione immediata a Seul. La Corea del sud imporrà una ritorsione “di gran lunga maggiore” contro la Corea del Nord nel caso di una “provocazione”, come ha assicurato il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol.
“L’attuale governo della Corea del sud – ha ammonito Yoon – è diverso dai precedenti. Il nostro esercito ha una grande, travolgente capacità di risposta. Se la Corea del Nord provoca, puniremo molto più duramente” – ha detto Yoon, citato dalla Yonhap.
Tuttavia, nonostante l’aumento della tensione tra le parti, il Presidente sudcoreano ha ricordato che “il popolo nordcoreano e quello sudcoreano sono uno solo e lo stesso e hanno gli stessi diritti di godere della libertà, dei diritti umani e della prosperità”.
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