Modi

Modi, dal dominio alle alleanze. Oggi incontri con le coalizioni

Il partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP) di Narendra Modi, per la prima volta da quando è salito al potere dieci anni fa il premier indiano, porta a casa una vittoria poco agevole per governare l’economia in più rapida crescita al mondo. E si prepara anche a una piccola rivoluzione interna. Oggi il premier incontra gli alleati, utili per raggiungere la maggioranza in Parlamento. Ma non è tutto. Nel partito si delinea una gran voglia di gestione “meno centralizzata”: una possibile svolta per la più grande democrazia al mondo, che sinora era apparsa sempre più autoritaria.

Modi ha rivendicato la vittoria e il mandato “storico” per governare l’India per la terza volta consecutiva, ma prima di esprimersi e ringraziare gli elettori ha lasciato passare quasi l’intera giornata dei risultati elettorali ufficiali, rimanendo in silenzio. Si è deciso a farlo solo in serata, prima su X, poi nell’incontro con i militanti riuniti nel quartiere generale del Bjp. Il suo partito ha vinto le elezioni ma con forti perdite, sia rispetto al 2019, sia rispetto alle aspettative della vigilia.

Il tonfo dei numeri

Come spiega bene Times of India, il tonfo nel Lok Sabha (camera bassa) sembra minimo ma è notevole: “Il Bjp ha registrato un leggero calo nella sua quota di voti nazionali, passando dal 37,3% del 2019 al 36,6% del 2024. Tuttavia, questo piccolo calo ha portato a una flessione significativa nel numero dei seggi, che sono scesi di 63, da 303 a 240, lasciando il partito sotto la metà (dei seggi in parlamento, 32 in meno rispetto alla metà del Lok Sabha, composto da 543 membri, ndr). Nel frattempo, il Congresso ha registrato un modesto aumento della sua quota di voti, passando dal 19,5% delle ultime elezioni al 21,2″.

Modi, maggioranza mancata: ora deve mediare

Dopo il lungo scrutinio di queste elezioni oceaniche, i risultati elettorali per tutti i 543 seggi sono stati annunciati nella prima mattinata di mercoledì dalla Commissione elettorale indiana: il Bjp non riesce a raggiungere il numero magico e deve fare affidamento sui suoi alleati per formare il prossimo governo. Insomma: ha bisogno di quella che il segretario generale del Congresso Jairam Ramesh ha definito la ex “squadra B del Bjp”, convocando oggi una riunione partiti dell’alleanza nazionale democratica (NDA) nella residenza di Kharge a Nuova Delhi.

Sommando i seggi conquistati dagli alleati, la NDA si è assicurata comunque un’ampia maggioranza, ma questo evidentemente limita l’autonomia di cui godeva Modi sinora. Allo stesso tempo, nessuno dei membri del fronte opposto, l’Indian National Developmental, Inclusive Alliance (India), ha superato la soglia della maggioranza: la coalizione, che ha ottenuto oltre 200 seggi, terrà anch’essa una riunione oggi per definire i prossimi passi.

L’esaltazione degli alleati

Ma non è là che si consuma il vero intrigo di queste elezioni. Le facce soddisfatte degli alleati di Modi si vedono bene in una foto che impazza un po’ ovunque sulla stampa indiana: “Mentre il capo del Telugu Desam Party (Tdp) Nara Chandrababu Naidu ha confermato che parteciperà all’incontro della NDA a Nuova Delhi, casualmente, il primo ministro del Bihar Nitish Kumar e il suo ex alleato dell’INDIA e leader di Rashtriya Janata Dal (Rjd) Tejashwi Yadav ha preso lo stesso volo per la capitale nazionale”. Sullo sfondo di uno scatto evidentemente immortalato con telefonino si vede un sorridente Nitish Kumar a bordo, seduto dietro a Tejashwi Yadav in rotta verso Delhi.

Ma Chandrababu Naidu – con la sua storia controversa e la sua nomea antipoveri – sembra avere non soltanto un biglietto per la capitale in mano, ma anche carte da giocare in futuro. Come nota Hindustan Times “il mercato azionario indiano è salito dopo che il leader del Tdp Chandrababu Naidu ha espresso il sostegno e l’impegno del suo partito nei confronti della Nda”. Aspetto non secondario, visto che le sue precedenti affermazioni, secondo le quali non era sicuro del suo appoggio a Modi, avevano avuto l’effetto opposto.

Modi perde anche l’hindi belt

Modi è stato applaudito, ma la delusione era palese. Non solo il Bjp non ha sfondato nel sud del Paese, ma ha perso clamorosamente nell’area centrale, la sua tradizionale roccaforte, nota come “hindi belt”. La sconfitta più bruciante è quella nello Stato dell’Uttar Pradesh, dove il premier ha perso persino nel collegio di Ayodhya, la città simbolo del connubio tra induismo e politica, dove lo scorso gennaio è stato inaugurato con una campagna martellante il tempio dedicato al dio Ram.

Ghandi: “Gli elettori hanno punito il Bip”

“Gli elettori hanno punito la protervia del Bjp”, ha detto Gandhi. Che ha aggiunto: “Non avevamo dubbi sul fatto che gli indiani avrebbero dato la risposta giusta: ha vinto la Costituzione e sono state sconfitte le bugie”. “Il mandato degli elettori è contro il Bjp e il premier Modi dovrebbe dimettersi per ragioni morali”, è la tesi di altri leader delle opposizioni.

Come hanno sottolineato moltissimi commentatori nei talk show fiume su tutti i media, gli elettori hanno dimostrato di essere preoccupati per l’inflazione e la disoccupazione. E non hanno apprezzato la campagna di Modi, tutta imperniata su toni solo trionfalistici e sull’obiettivo di 400 seggi, sempre più esasperata e divisiva, con ripetuti attacchi alla comunità musulmana. Modi ha chiesto un plebiscito a un Paese dove l’innegabile crescita economica sconta disuguaglianze stridenti, ha raccontato molte bugie, ha usato le agenzie governative per far tacere gli avversari.

C’è poi un’altra questione, non esterna al Bjp. Nella capitale indiana si parla già di un partito in subbuglio, con la richiesta di una gestione meno centralizzata di Modi. “La leadership non è più immune da domande o critiche”, ha detto all’Indian Express un esponente senior della fazione. Più che una debole vittoria, sembrerebbe quasi il cambio di un’epoca.

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