I tre fermati per l’incidente del Mottarone, al termine degli interrogatori durati tutto il pomeriggio di ieri, hanno ammesso le cause della strage. Si tratta del Proprietario della Ferrovie del Mottarone, l’ingegnere Direttore del servizio e il Capo operativo del servizio. L’accusa è di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime.
Il sistema di emergenza dei freni è risultato manomesso
La Procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, spiega che si tratta di un “un gesto materialmente consapevole“. L’analisi dei reperti ha permesso agli inquirenti di accertare che “la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso“. Nell’incidente hanno perso la vita 14 persone e l’unico piccolo sopravvissuto continua a lottare in ospedale a Torino.
Nel dettaglio, come spiegato dalla Procuratrice Bossi, il ‘forchettone’, ovvero il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainante, non è stato rimosso. Questo pare per “evitare disservizi e blocchi della funivia“.
“Il sistema presentava delle anomalie e avrebbe necessitato un intervento più radicale con un blocco se non prolungato consistente“, aggiunge Bossi.
Si valuteranno le posizioni di altre persone coinvolte
Uno “sviluppo consequenziale, molto grave e inquietante, agli accertamenti che abbiamo svolto“, conclude Olimpia Bossi, uscendo dalla Caserma dei Carabinieri di Stresa. Adesso la Procura di Verbania si riserva “di valutare eventuali posizioni di altre persone“.