A quasi sei mesi dall’inizio della guerra, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato per la prima volta una risoluzione che chiede un “cessate il fuoco immediato” a Gaza per il mese sacro musulmano del Ramadan.
L’organo più potente delle Nazioni Unite, che ha espresso “profonda preoccupazione per la catastrofica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza”, ha chiesto inoltre il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi detenuti dall’organizzazione militante palestinese Hamas.
Gli Stati Uniti, che detengono il potere di veto, si sono astenuti dal voto, permettendo così l’adozione della risoluzione. Gli altri 14 membri della commissione hanno votato a favore. La Russia, invece, ha cercato di cambiare il testo per ristabilire un precedente versione che includeva la parola permanente per il cessate il fuoco immediatamente richiesto. Ma il tentativo della Russia è fallito.
Non è chiaro in che misura la risoluzione avrà un’influenza sulle decisioni prese dal Governo israeliano del primo Ministro Benjamin Netanyahu o da Hamas riguardo al prosieguo della guerra. Immediatamente prima del voto, Netanyahu ha minacciato di cancellare il previsto viaggio di due suoi inviati a Washington con breve preavviso se gli Stati Uniti non avessero usato il loro potere di veto per impedire la risoluzione.
Perché gli USA non hanno votato
“Apprezziamo – ha detto l’ambasciatrice USA all’ONU Linda Thomas-Greenfield – la disponibilità dei membri di questo Consiglio ad accettare alcune delle nostre proposte per migliorare la risoluzione. Ma altre sono state ignorate, compresa la richiesta di inserire una condanna di Hamas. Non eravamo d’accordo con tutto quello che c’e’ nella risoluzione: per questo non abbiamo potuto purtroppo votare sì”, le parole della diplomatica.
L’ambasciatrice americana non ha mancato poi di attaccare Russia e Cina che, ha spiegato, “hanno mostrato ripetutamente di non essere veramente interessati a portare avanti una pace durevole attraverso sforzi diplomatici”. “Invece usano questo devastante conflitto come un randello politico per cercare di dividere questo Consiglio in un momento in cui dobbiamo stare uniti – ha concluso – questo è profondamente cinico”.
La decisione degli Stati Uniti di astenersi non rappresenta un cambio di politica di Washington ha intanto affermato, riporta il Jerusalem Post, il Portavoce della Casa Bianca, John Kirby, sottolineando che “siamo chiari e coerenti nel nostro sostegno ad un cessate il fuoco come parte di un accordo per gli ostaggi, è così che l’accordo sugli ostaggi è strutturato”.
“Noi volevamo arrivare ad un punto in cui potevamo sostenere la risoluzione – ha aggiunto parlando dell’astensione – ma siccome il testo finale non ha il linguaggio chiave che noi pensiamo sia essenziale, come la condanna di Hamas, non potevamo sostenerla”.
“Questa risoluzione è riconosce giustamente che durante il mese di Ramadan dobbiamo impegnarci per la pace. Hamas lo faccia accettando l’accordo sul tavolo: un cessate il fuoco può iniziare immediatamente con il rilascio dei primi ostaggi e dobbiamo fare pressioni su Hamas affinché lo faccia”, ha aggiunto quindi Linda Thomas-Greenfiled, dopo l’approvazione e l’astensione da parte degli USA che ha immediatamente provocato la reazione di Israele che ha annullato la partenza di una sua missione a Washington per discutere la questione di Rafah.
Nel suo discorso, la diplomatica americana ha accusato Hamas di “continuare ad intralciare la via verso la pace” e di “nascondersi dietro le infrastrutture e la popolazione civile”.
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