L’inizio di questo mese di giugno segna un passo in avanti di notevole significato nel processo di integrazione europea tra le Procure dei 22 Stati membri dell’Unione Europea partecipanti all’istituzione della Procura Europea, finalizzata a contrastare specificamente le frodi fiscali che, secondo alcune stime, non sarebbero lontane dai 500 miliardi di euro. Da questa data è, infatti, previsto il trasferimento ai Procuratori Europei delegati delle migliaia di procedimenti giudiziari per i reati lesivi degli interessi finanziari dell’UE.
Facendo un passo indietro, si ricorda che la Procura Europea, istituita nel 2017 ha sede a Lussemburgo, prevede al suo vertice il Collegio composto dai rappresentanti dei 22 Stati Membri, si avvale di una struttura amministrativa che può contare su una novantina di funzionari e ha una dotazione di bilancio iniziale di 45 milioni di euro. Vi è, poi, il nucleo dei 100 Procuratori Europei Delegati, di cui 20 sono italiani, distribuiti presso nove sedi giudiziarie del territorio nazionale.
Il perimetro di competenza della Procura Europea concerne i reati finanziari, in particolare quelli di frode, ovvero di uso di documentazione falsa, in materia di sovvenzione e di appalti dell’UE, nel campo dei dazi doganali e dell’IVA, in quest’ultimo caso per frodi superiori ai 10 milioni di euro e di natura transnazionale.
Il debutto del nuovo sistema è, peraltro, condizionato dal fatto che la competenza della Procura Europea, originariamente prevista come esclusiva è stata successivamente modificata in concorrente con quella delle Procure Nazionali .
Un cambiamento, destinato a suscitare non pochi dubbi interpretativi in tema di ripartizione delle competenze. Dubbi che appaiono di complessa soluzione per le problematicità legate all’individuazione di criteri certi, trasparenti e di semplice comprensione e che di fatto potrebbero tradursi in un corollario di molteplici situazioni conflittuali da dirimere e in una malaugurata erosione finale delle competenze della Procura Europea.
Sarà dunque, l’esperienza concreta sul campo di questi primi mesi, al di là degli aspetti cruciali di interpretazione giuridica, a stabilire l’efficienza complessiva di questo nuovo apparato giudiziario e, soprattutto, la sua effettiva rispondenza ai criteri di rafforzamento dell’integrazione europea che lo hanno ispirato.