Hanno destato grande clamore la settimana scorsa le operazioni finalizzate al buyout (acquisto del pacchetto di maggioranza aziendale con capitali prestati da finanziatori esterni). Di due colossi del mercato giapponese ed internazionale, Toshiba e Hitachi.
Su Toshiba l’offerta del fondo britannico CVC è stata di 20 miliardi di dollari USA. Mentre Bain Capital è scesa in campo con 8 miliardi per acquisire la divisione metalli di Hitachi. Considerata un’autentica gallina dalle uova d’oro per la profittevolezza garantita da alcune aziende ricomprese nel proprio perimetro aziendale complessivo .
Due considerazioni sulle operazioni Toshiba e Hitachi
Al di là del loro esito definitivo queste due operazioni si prestano ad alcune considerazioni in un periodo, certamente, condizionato dagli effetti devastanti della Pandemia da Covid ’19.
La prima considerazione tocca l’aspetto dell’abbondanza di liquidità internazionale per le politiche monetarie fortemente espansive e orientate al sostegno del rilancio economico mondiale. Adottate al di qua e al di là dell’Atlantico rispettivamente dalla Banca Centrale Europea e dalla Federal Reserve.
La seconda considerazione riguarda lo strumento finanziario del private equity in grado di attirare l’interesse e la concreta attenzione dei fondi pensione edi importanti investitori istituzionali, gruppi assicurativi e altre significative istituzioni finanziarie, anche e soprattutto a causa dei sostanziosi ritorni generati dalle operazioni di investimento portate avanti da questi fondi.
Una conferma della validità di queste ragioni è offerta dalle statistiche contenute nell’ultimo Global Private Equity Report curato da Bain Capital. Sfogliando le pagine di questo documento, si apprende che, nonostante il marcato rallentamento registrato dall’economia mondiale a seguito della già ricordata crisi pandemica, nel 2020 il mercato internazionale del private equity ha, comunque, segnato cifre importanti di deal per un valore complessivo di 520 miliardi di dollari USA (+8% rispetto al 2019). Anche se da un punto di vista della numerosità di affari trattati è stato inevitabile registrare un arretramento di circa 1000 unità sull’anno precedente. A farla da dominatori, per circa due terzi del valore complessivo, sono stati i settori della tecnologia informatica, dei servizi sanitari di quelli finanziari e dei beni industriali in genere
Quel che più conta, è che quest’anno il mercato internazionale del private equity, per le ragioni già dette, ha segnato nei primi due mesi affari per un valore complessivo superiore del 60% ai valori medi dello stesso periodo del quinquennio precedente. Chi ben comincia…