(Adnkronos) – In ambito di edifici “green” l’Unione Europea sta discutendo una normativa comunitaria per portare tutti gli immobili residenziali almeno in classe energetica E entro il 2030 e in classe D entro il 2033. Un traguardo particolarmente impegnativo specie per l’Italia, dato che il nostro Paese ha un patrimonio immobiliare datato ed energivoro, con circa il 60% delle unità immobiliari residenziali che rientrano nelle due classi peggiori, ovvero F e G.
In uno scenario simile diventa ancora più urgente intervenire sul patrimonio immobiliare in ottica di efficientamento energetico, magari sfruttando l’opportunità degli incentivi fiscali come il Superbonus 110%, agevolazione che però il Governo ha ridotto al 90% per i nuovi lavori effettuati nel 2023. Per poter raggiungere l’obiettivo di miglioramento dell’efficienza energetica e rientrare così nella fatidica classe E, sono necessari degli interventi specifici ovvero il rifacimento del cappotto esterno dell’edificio e la sostituzione della caldaia o della centrale termica in caso di riscaldamento centralizzato.
A queste due tipologie di interventi principali o “trainanti” possono anche essere abbinati interventi minori o anche detti “trainati”, come la sostituzione dei vecchi serramenti e l’installazione di un impianto fotovoltaico. Naturalmente si tratta di interventi che hanno costi considerevoli e tempistiche piuttosto lunghe dato che sono riferiti a un numero davvero sostanzioso di edifici. Secondo Ance circa due terzi degli edifici censiti del nostro Paese necessitano di interventi strutturali per poter giungere a rispettare le direttive comunitarie, ovvero circa 8 milioni di edifici, non considerando quelli esentati come ad esempio le case di superficie inferiore a 50 metri quadri.
Un numero così elevato porta a una spesa complessiva degli interventi davvero importante, che secondo alcune stime sarebbe paragonabile a un anno di PIL nazionale. Solo per la parte dei condomini residenziali, complessivamente circa 4 milioni di edifici, la spesa stimata è di circa 600 mila euro per ciascuno che porterebbe a una cifra totale di circa 2.400 miliardi di euro.
Ma quanto possono costare i singoli interventi? Giusto per dare un’idea un cappotto termico esterno ha un prezzo piuttosto variabile a seconda di diversi fattori:
– Zona climatica in cui sorge l’edificio.
– Caratteristiche e spessore del materiale utilizzato che può essere in sughero, polistirene, lana di roccia, fibra di legno, lana di vetro.
– Costo della manodopera.
– Eventuali costi di noleggio ponteggi.
In generale i prezzi del cappotto termico esterno variano da circa 41-60 euro al mq. per i pannelli in polistirene espanso estruso ai 79-95 euro al mq. per i pannelli in fibra di legno. Dunque considerando le diverse voci di spesa, il costo per il cappotto esterno può aggirarsi attorno a 180-195 euro al metro quadro. Qualora però si utilizzi la tecnologia a pareti ventilate il costo si alza fino a 260 euro al metro quadro.
Con riferimento alla sostituzione della caldaia il costo è direttamente legato alla potenza e alla tecnologia del nuovo apparecchio. Ad esempio una caldaia da 35 kw ad elevata efficienza che serve per riscaldamento e acqua calda un’unità immobiliare singola anche di grande superficie, può costare attorno a 8.500 euro, ma vi sono modelli che arrivano a superarei 15 mila euro.
In tema di infissi e serramenti, infine, i costi cambiano molto a seconda del grado di isolamento termico e acustico, ma all’incirca per una casa con superficie vetrata di 15 mq si possono spendere anche 12-13 mila euro.