Il fenomeno della violenza di genere, al centro della giornata di oggi, è sociale e complesso. Tante le difficoltà di slegare la vittima dal carnefice. Non ultima, l’indipendenza economica. Lavora in tale direzione il reddito di libertà: un sussidio economico istituito per favorire l’indipendenza economica e l’emancipazione delle donne vittime di violenza che si trovano in condizioni disagiate.
Il reddito di libertà è una misura istituita con Decreto Legge del 19 maggio 2020 (Decreto Rilancio) poi convertito in Legge 17 luglio 2020 n.77. L’iniziativa per contenere i gravi effetti economici provocati dall’emergenza sanitaria da Covid-19 per le donne vittime di violenza e in condizioni di povertà. Il primo stanziamento previsto dal DPCM del 17 dicembre 2020 fu di 3 milioni di euro per il 2020, confluiti nell’apposito “Fondo per il reddito di libertà per le donne vittime di violenza”.
Incaricato dell’erogazione dei fondi è l’INPS, previa richiesta da parte degli operatori comunali di residenza della vittima, entro i limiti delle risorse assegnate a ciascuna Regione o Provincia autonoma sulla base del numero di donne abitanti, così come stabilito nell’ambito della Conferenza permanente tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano.
A quelli nazionali si aggiungono fondi Regionali o Provinciali
Successivamente a quanto inizialmente disposto, per poter aiutare un numero maggiore di donne vittime di violenza, è stato stabilito che ciascuna Regione o Provincia autonoma possa incrementare le risorse attribuite per il Reddito di libertà dallo Stato con ulteriori fondi propri.
A seguire, il DPCM del 1° giugno 2022 definisce criteri per la ripartizione delle risorse pari a 9 milioni di euro stanziate per il 2021 e il 2022, destinate a finanziare il Reddito di libertà.
Il contributo economico è destinato alle donne vittime di violenza, senza figli o con figli minori, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalla Regioni e dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza. Il Reddito di libertà è erogato nella misura masima di 400 euro mensili pro capite concesso per massimo 12 mesi. La misura è finalizzata a sostenere in via prioritaria le spese per assicurare l’autonomia abitativa e per riacquisire l’indipendenza personale, nonché per contribuire al percorso scolastico e formativo dei figli minori. Inoltre, il contributo è compatibile con altri strumenti di sostegno al reddito come il Reddito di cittadinanza, NASpI, Cassa Integrazione
L’INPS ha già ricevuto più di 4mila domande
Dall’entrata in vigore della misura al 23 novembre 2022, l’INPS ha ricevuto complessivamente 4.232 domande di Reddito di libertà. Di queste, 2.390 sono state accolte, 1.521 non accolte in quanto non sussistevano i requisiti richiesti, 264 sono state accolte e liquidate con il budget regionale, 56 sono in fase istruttoria e 1 domanda è ancora da istruire. Il budget complessivo utilizzato per pagare il Reddito di libertà è pari a 11.712.000 euro sul totale stanziato di 12 milioni. Alla cifra complessiva, vanno aggiunti 1.296.000 euro di budget regionale stanziato direttamente dalla Regione Emilia Romagna.
Il primato per numero di domande presentate spetta alla Lombardia con 715 (di cui 409 pagate), seguita dall’Emilia Romagna con 526 (di cui 177 pagate con il budget nazionale e 264 con quello regionale) e dalla Campania con 491 (di cui 249 pagate). A livello di budget, 1.992.000 euro sono stati utilizzati per pagare il Reddito di libertà alle donne vittime di violenza in Lombardia, 1.228.800 euro per quello delle vittime residenti in Campania e 1.166.400 euro per le vittime del Lazio.