Insieme agli studenti affranti dalla DAD e al Trasporto pubblico che vedrà le corse ridotte alle sole fasce di garanzia in tutta Italia, oggi in sciopero anche i riders ovvero i ciclofattorini. Incrociano le braccia 30mila addetti alle consegne delle piattaforme del food delivery. Non saranno effettuate consegne a domicilio per 24 ore in tutta Italia dai lavoratori in protesta che chiedono collaborazione agli utenti: “non ordinate cibo“. Per il momento hanno aderito Milano, Roma, Bologna, Torino, Messina, Padova, Firenze, Napoli, Palermo, Rieti, Pescara, Reggio Emilia, Mantova, Brindisi, Trieste, Civitanova Marche, Genova, Carpi e Caserta.
La ragione della protesta è la richiesta di un contratto collettivo nazionale che superi i limiti del riconoscimento della categoria come lavoratori autonomi con un compenso minimo per la consegna di dieci euro lordi l’ora. Si chiede, in sintesi, il riconoscimento della categoria come lavoratori dipendenti per attivare i dispositivi di questa fascia ovvero salari, sicurezze, malattia, ferie, contributi, mensilità aggiuntive e TFR.
Il primo passo, il recente Contratto contro il caporalato
Fra gli obiettivi raggiunti al momento, il recente Contratto contro il caporalato, firmato da Cisl, Cgil e Uil con il Ministero del Lavoro, contro lo sfruttamento e le pratiche lavorative illegali. Un risultato importante che poggia su tre punti chiave: l’impegno delle aziende in AssoDelivery di adottare un modello organizzativo capace di prevenite comportamenti scorretti e un Codice Etico; l’impegno delle piattaforme a non ricorrere ad aziende terze, almeno fino alla definizione di un apposito albo; la costituzione di un Organismo di Garanzia che vigili in terzietà sulle dinamiche lavorative dei riders e riporti eventuali specifiche segnalazioni alla Procura della Repubblica, in accordo con il Tavolo di Governance e Monitoraggio al quale siedono lavoratori e aziende.