Riprendiamoci il Tevere: la cooperazione tra Italia e Israele per la valorizzazione del patrimonio liquido

Il Tevere, dopo il Po e l’Adige, rappresenta il terzo fiume italiano per lunghezza che scorre per un totale di circa 400 chilometri tra i Monti Sabini e i Monti Cimini. Il Tevere è alimentato da diversi affluenti e corsi d’acqua, durante il suo percorso, e tra questi l’Aniene, il Nera, e il Farfa sono i più noti. Il bacino del fiume Tevere è un biosistema tra i più pregiati nel Lazio. Nel corso degli anni è stato sottoposto ad alcuni interventi di tutela da parte dell’amministrazione regionale e delle autorità competenti, che hanno limitato i danni dovuti ad un forte impatto dovuto dall’antropizzazione a ridosso del fiume nei Comuni che si affacciano sulle sue sponde. L’obiettivo ambizioso degli attivisti ecologici, della cittadinanza attiva e di coloro che lavorano per la promozione e valorizzazione del patrimonio liquido è riconsegnare il fiume ai cittadini e al turismo sostenibile della Capitale, attraverso iniziative ed interventi che lo rendano fruibile per i cittadini e per i turisti, migliorando la qualità delle acque attraverso sistemi di depurazione, monitoraggio continuo e innovazioni tecnologiche per il contrasto all’inquinamento da plastiche e microplastiche. Le recenti barriere, per catturare la plastica, piazzate all’altezza del ponte Sisto e del ponte Mazzini, realizzate dalle startup Castalia e Seads (Sea Defence Solutions) hanno posto nuovamente l’attenzione sulla valorizzazione e tutela del fiume.

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Il Tevere è un’icona culturale che ha ispirato generazioni di poeti e artisti e nutrito l’immaginario di centinaia di migliaia di visitatori. Oggi, ciò che più colpisce è un degrado che invoca un’azione che trasformi il Tevere in risorsa. Le diverse competenze delle autorità locali, i conflitti tra gruppi d’interesse, la sottovalutazione del fiume come leva economica hanno impedito l’attuazione del Piano regolatore per il Tevere. Al fine di superare l’impasse burocratica e le difficoltà amministrative nel tutelare e valorizzare il Tevere, la cooperazione internazionale e l’analisi di modelli vincenti di altri Paesi può apparire come una chiave importante per generare una svolta.

L’Ambasciata d’Israele in Italia ha avviato un dialogo tra studiosi italiani e israeliani al fine di condividere competenze e buone pratiche e verificare se il successo del piano di riqualificazione del fiume israeliano Yarkon può essere replicato a Roma. Nel corso di un evento online, organizzato dall’Ambasciata di Israele a Roma, si discuterà del monitoraggio e della mappatura dei fiumi, dimostrando che dove non c’è convergenza di risorse e progettualità, è impossibile attivare processi di rigenerazione. Questa è anche la storia del fiume Yarkon, almeno fino all’istituzione dell’Autorità che ne ha curato la riqualificazione e che oggi lo gestisce. Ai lavori parteciperà la professoressa Paola Cannavò, presidente di Agenda Tevere, il professore Richart Lasterdell’Hebrew University Jerusalem, l’architetto Tamar Darel Fossfeld, Gianni Fangucci, dell’Autorità di Bacino e Giancarlo Gusmaroli, esperto in River Restauration. L’importante iniziativa vuole confrontare due realtà importanti per individuare modelli di governance che possano avviare, produrre e innescare la valorizzazione e la promozione del fiume Tevere. Con tale obiettivo, gli esperti israeliani si confronteranno con gli esperti italiani per garantire la diffusione delle migliori pratiche israeliane nella gestione del patrimonio liquido da adattare anche alle variegate realtà italiana e della Capitale.

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