“Nonno Nino” è il nome con cui, ancora oggi, si ricorda la figura del Giudice Antonino Caponnetto. Riceviamo e pubblichiamo, pertanto, questa riflessione che ci ha inviato Salvatore Calleri, Presidente della Fondazione “Antonino Caponnetto” in occasione della commemorazione della strage mafiosa compiuta davanti al civico 21 di Via D’Amelio a Palermo e in cui morì il giudice Paolo Borsellino e quasi tutti gli agenti della sua scorta.
Calleri scrive che da Caponnetto che subentrò come Capo del Pool antimafia presso la Procura di Palermo al collega Rocco Chinnici, ucciso da Cosa Nostra in un agguato mafioso davanti la propria abitazione, provengono tre insegnamenti o se preferite tre lezioni.
Lezione numero uno
Oggi più che mai emerge la necessità che la lotta alla mafia sia UNITA NELLA DIVERSITÀ.
Il fronte pro mafia è forte trasversale e ben introdotto in tutta la società. Non facilitiamolo con le nostre divisioni e contrastiamolo in modo forte e trasversale a prescindere dalle idee politiche.
Lezione numero due
I cosiddetti PALETTI ANTIMAFIA NON SI TOCCANO.
Le norme nascono dal sangue delle vittime. Nessun indietreggiamento sarà da noi tollerato.
Lezione numero tre
La lotta alla mafia 5.0 deve ANNUSARE LA MAFIA per trovarla e combatterla nelle sue nuove forme ed evoluzioni italiane e straniere. Arcaiche e moderne. Finanziarie ed agricole; aumentando la qualità delle azioni di prevenzione.