La cronaca della giornata si chiude con maggior dubbi su tutta la questione dell’incrociatore Moskva. E anche sulle conseguenze, politiche e diplomatiche, dalla vicenda. Dopo che la Casa Bianca aveva giudicato “irresponsabile” la pubblicazione del New York Time sul presunto coinvolgimento dell’intelligence USA nella vicende, oggi anche il Pentagono ha dichiarato in merito. “Non abbiamo fornito nessuna informazione specifica all’Ucraina per colpire l’incrociatore russo Moskva”, ha detto il Portavoce John Kirby. Poi ha proseguito: “Non siamo stati coinvolti nella decisione di Kiev di colpire la nave da guerra né nelle operazioni che hanno portato all’attacco”, ha sottolineato. Poi ha spiegato che gli Stati Uniti non erano stati informati dall’Ucraina “sulle sue intenzioni di colpire l’incrociatore” di Mosca.
Nuove ombre giungono sulla vicenda quando, più tardi, un video pubblicato su Twitter. La ripresa documenta l’incendio a bordo, presumibilmente dopo l’impatto di un missile. I media ucraini definiscono il filmato ‘controverso’. Il video è associato ad attività di intelligence turca. A prima vista sembra registrato da un apparecchio a distanza notevole dalla nave. In base alle immagini, l’apparecchio sta ruotando attorno alla nave e la manovra non sarebbe compatibile con una distanza rilevante dalla nave stessa. Si ipotizza quindi che l’apparecchio sia relativamente vicino alla nave. Le immagini sarebbero di qualità ridotta o sarebbero state volutamente realizzate con bassa definizione utilizzando magari un drone.
Zelensky apre alla Russia: non tutti i ponti sono distrutti
Sul fronte diplomatico oggi l’apertura di Zelensky espressa in un video. “Per fermare la guerra tra Russia e Ucraina il passo dovrebbe essere portare la situazione delle posizioni antecedenti al 23 febbraio. In quella situazione saremmo in grado di iniziare a discutere le cose normalmente. Nonostante abbiano distrutto tutti i nostri ponti, penso che non tutti i ponti siano ancora distrutti, in senso figurato”, ha detto il Presidente ucraino.
Non ancora chiuso l’accordo sulle sanzioni da parte degli Stati membri dell’UE. Si tratta del sesto pacchetto di sanzioni proposto dalla Commissione Europea, che prevede tra l’altro un embargo graduale sulle importazioni di petrolio dalla Russia. Gli ambasciatori dei 27, a quanto si apprende a Bruxelles, si sono riuniti ancora in COREPER. Anche con un generale consenso di massima sul pacchetto e la volontà politica di approvarlo, restano ancora resistenze su alcuni punti. La Commissione ha presentato una versione rivista della proposta, che allunga la durata delle deroghe per Ungheria e Slovacchia, che inizialmente avevano avuto un anno in più, fino alla fine del 2023, per uscire dal petrolio russo.
Intanto, i leader del G7 terranno una videoconferenza domenica sull’Ucraina. Parteciperà anche il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky.