L’accordo a 27 raggiunto nel Consiglio Europeo sull’assistenza macrofinanziaria per quattro anni, per 50 miliardi di euro, segna un altro passo decisivo nell’evoluzione UE-Kiev.
“Il messaggio è chiaro – ha detto il Presidente francese Emmanuel Macron, uno dei politici europei storicamente più disponibili a dialogare con il Cremlino – la Russia non può contare su qualsivoglia ‘affaticamento’ degli europei nel loro sostegno all’Ucraina”. Anche il Premier belga Alexander De Croo, un liberale fiammingo, ha osservato che i progressi fatti dall’Europa non vanno “sottovalutati”, perché è la seconda volta che, malgrado le previsioni “catastrofiche” della vigilia, un accordo a 27 viene trovato rapidamente.
Ha aiutato, come ha sottolineato Macron, mettere “qualche settimana” in mezzo alle due decisioni, in modo da riuscire a ‘recuperare’ Orban. In questo caso, il Premier ungherese, che pure è il leader con la maggiore anzianità di servizio nel Consiglio Europeo e sa gestire abilmente l’arma del veto ha scelto la ritirata.
Ha ottenuto un paio di punti nelle conclusioni, che però non gli conferiscono alcun diritto di veto sugli aiuti all’Ucraina. Per dirla con Macron, l’Ungheria ha ottenuto l’assicurazione di essere trattata “con equità”, secondo “le regole” che valgono per tutti per l’assegnazione dei fondi Ue (20 mld sono ancora bloccati, anche per il meccanismo sulla tutela del bilancio Ue dalle violazioni dello Stato di diritto).
Decisiva è stata l’unità degli altri 26: nemmeno i leader più in grado di comprenderne la mentalità, come Robert Fico e Giorgia Meloni, lo hanno appoggiato. Anzi, è stata messa esplicitamente sul tavolo l’arma ‘nucleare’, l’articolo 7 che sospende i diritti di voto in Consiglio, in piedi dal 2018 ma mai decollato, per via della Polonia che con il Pis spalleggiava Budapest, trovandosi anch’essa ai ferri corti con la Commissione.
520mila munizioni entro fine marzo
Restano grossi problemi sul piano del sostegno militare, un altro capitolo rispetto all’assistenza macrofinanziaria, tanto che Ursula von der Leyen ha dovuto ammettere che entro fine marzo l’UE avrà consegnato all’Ucraina “520mila” munizioni da artiglieria, poco più della metà del milione che era stato promesso nella primavera scorsa.
Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz ha sottolineato, in conferenza stampa, che la decisione del Consiglio Europeo avrebbe fatto piacere a Washington. E non è neanche un caso, probabilmente, che il Congresso USA abbia tenuto fermi gli aiuti all’Ucraina fino adesso, al di là dei motivi di politica interna. Per la classe dirigente USA sta diventando sempre più complicato giustificare davanti ai propri elettori i costi che Washington sostiene per assicurare la difesa dell’Europa.
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