Giorno 67. Il centro della cronaca è ancora l’evacuazione di Mariupol. E laddove si era accesa una speranza con la messa in salvo dei primi civili, c’è da raccontare la ripresa dei bombardamenti. Praticamente appena un centinaio di civili hanno lasciato Azovstal le forze russe hanno ripreso a colpire il sito. Questo quanto racconta l’esercito ucraino. Il Comandante di brigata della Guardia nazionale Denys Shlega chiede subito un’altra finestra. Nell’impianto ci sono ancora alcune centinaia di civili, decine di bambini e quasi 500 feriti. Zelensky resta ottimista e annuncia il proseguimento dell’evacuazione anche oggi. “Per la prima volta – ha affermato Zelensky – questo corridoio vitale ha cominciato a funzionare. Continueremo a fare tutto per evacuare la nostra gente da Azovstal e da Mariupol in generale. Questi corridoi umanitari sono uno egli elementi del processo negoziale in corso”.
Sirene hanno risuonato in sette Oblast ucraini e anche sul versante russo dove è stata colpita Belgorot, regione a sud, al confine con l’Ucraina. Il Governatore Gladkov ha detto che non ci sono vittime né danni.
Intanto, nel posizionamento del conflitto inizia a profilarsi l’idea di una possibile invasione russa della Moldavia. Uno “scenario Donbass” bis. Questo scrivono i media ucraini. Ma la considerazione è smentita dall’Intelligence occidentale che vede l’azione come non in linea con quanto sta avvenendo: la Russia non ha capacità sufficienti per completare questa rotta senza rischiare che i suoi velivoli vengano abbattuti dalla difesa aerea ucraina nella regione di Odessa.
E oltre gli arresti delle spie – altro capitolo della guerra – restano fermi nei porti ucraini 4,5 tonnellate di grano. Ieri lo stop ai maggiori porti ucraini e oggi si contano i danni. L’Ucraina come noto è tra i maggiori esportatori di grano e produttori di mais al mondo. Molti i Paesi che fanno affidamento all’Ucraina per questo tipo di approvvigionamento, ricorda l’ONU.