Qualche giorno fa Netflix ha lanciato il documentario Wanna, ovvero la storia dell’inizio e della fine di Wanna Marchi.
Per chi non lo sapesse, Wanna Marchi è stata per tantissimi anni la televenditrice più importante e soprattutto più profiqua del settore degli Anni 80 e 90. Dopo di lei, solo Il Baffo, alias Roberto Da Crema. La carriera di Wanna Marchi finisce nel 2001 quando scoppia lo scandalo Tapiro Salato. L’operazione viene così soprannominata dalla Guardia di Finanza: aveva iniziato a indagare sulla donna e sulla figlia, Stefania Nobile, dopo un servizio di Striscia la Notizia.
Non staremo qui a ripercorrere né la vita della Marchi né tanto meno a riassumere le quattro puntate del documentario Netflix. Siamo qui, invece, per cercare di rispondere alla domanda: avevamo bisogno di un documentario sulla sua vita? Se lo sono chiesti in maniera più colorita, e meno educata, alcuni sui social: “ma che davvero guarderai la storia di questa mentecatta?” O ancora: “tu spero sia ironico. Mi caschi se ti vedi la demente disonesta“.
La risposta è sì, ne avevamo bisogno: per proteggerci in futuro
Ci sono anche altri messaggi che non staremo a riproporre per l’utilizzo di un linguaggio alquanto scurrile ai danni delle destinatarie. Analizzando attentamente tutta la vicenda, però, potrebbe sconvolgerci il solo pensiero che sia stato dedicato un documentario a due donne accusate e condannate per truffa finalizzata all’estorsione. Pertanto, se dovessi dare una risposta alla domanda di cui sopra, risponderei di sì. Sì perché in un mondo come quello attuale, super social e super connesso, essere truffati è un attimo! E non solo, perché il metodo utilizzato da Wanna Marchi sia che ripetibile, ma solo per far capire a tanti e tante che chi si può approffittare di noi tutti può essere dietro l’angolo.
Tra tutte le quattro puntate del documentario, c’è una frase pronunciata da Wanna Marchi che ancora mi suona nella testa: “Se vai dallo psicologo è giusto che tu venga truffato. I cogl***i vanno inc****i ca**o“. Una frase che suona come sintesi di tutta la storia Wanna Marchi. Durante il documentario, né lei né tanto meno la figlia Stefania, Nobile si mostrano pentite: mai e poi mai. In realtà, quasi offese di essere state scoperte. Lo si capisce dai toni e dagli epiteti che le due gentil signore usano per parlare di Striscia la Notizia, o di Jimmy Ghione o ancora della povera signora che ha fatto scoppiare la bomba, Fosca Marcon.
Il documentario ripropone la vita di Wanna Marchi, 80 anni festeggiati il 2 settembre scorso, dalla nascita alla fine della sua carriera. Parla del suo matrimonio e di come la sua ex suocera non le volesse bene. Parla della prima volta in TV e di quella volta che riuscì a vendere un prodotto che non era nemmeno mai stato creato: “Scioglipancia signori. Perderete 10 cm di grasso in due settimane. D’accordo“.
Si parla della triste storia del ricatto economico e della sedia a rotelle posta fuori dalla loro villa con il nome della figlia scritta sopra. Si parla anche delle sue “amicizie“, come ad esempio quella con Milva Magliano, già nota alla cronaca per la scoperta dei suoi rapporti con alcuni clan camorristici.
Ma in tutta questa storia, la cosa alla quale, comunque, occorre rivolgere più attenzione è la facilità con cui Wanna Marchi e la figlia Stefania Nobile siano riuscite a raggirare centinaia e centinaia di persone. Soprattutto in momento in cui se truffi sei raggiungibie. Sapevi a chi fare la guerra e le varie denunce.
Sarà la stessa Stefania Nobile a dire in più occasioni e nello stesso documentario: “Se tu mi dici di spendere 4 milioni per un sacchetto di sale, il pirla non sei tu che me lo dici, ma io che lo faccio“. Questa stessa facilità oggi porterebbe, e in alcuni casi ha già portato, danni inestimabili. La storia della truffa di Wanna, Stefania e il Mago serve assolutamente a ricordare a tutti che i truffatori sono sempre dietro l’angolo e che non bisogna mai abbassare la guardia. Anche perché, come hanno ribadito più volte le signore nella loro intervista, più si è tristi e con la mente occupata dai problemi, più i millantatori sono pronti a bussare alle nostre porte per cercare di venderci un talismano o i numeri del lotto vincenti.
Ricordiamo sempre che quando i problemi ci sembrano senza soluzione e non vediamo più la luce, dobbiamo parlarne con chi ci è più vicino o in alcuni casi con un professionista. Parlare è e sarà sempre la soluzione di molti problemi.