(Adnkronos) – Sta nella conoscenza e nella conservazione dei boschi vetusti la chiave per custodire la biodiversità forestale italiana. Le foreste primarie e secolari sono infatti ecosistemi, ricchi di una molteplicità di forme di vita rare e preziose, capaci di immagazzinare grandi quantità di carbonio, trattenendolo nel legno e nelle radici, contribuendo così alla lotta ai cambiamenti climatici. Servono più boschi maturi ed ecosistemi forestali più complessi e in evoluzione naturale, la cui gestione sia ispirata al modello offerto dai boschi vetusti. L’appello arriva dal Wwf in occasione dell’International Forest Day, la Giornata Internazionale dedicata alle foreste.
Le foreste primarie sono di antica origine – spiega il Wwf – estranee alle pratiche agricole e principalmente collocate in ambiente montano, su terreni non produttivi. Sebbene condizionate dall’attività umana, comunque si sono potute sviluppare secondo processi rigenerativi naturali. Le foreste vetuste (old-growth forests) sono quelle in cui da un lungo periodo di tempo i processi dinamici in atto non sono stati influenzati dall’uomo, compreso il prelievo del legno vivo o morto. I boschi vetusti sono molto rari in Italia e di estensioni molto limitate. La loro salvaguardia è considerata indispensabile.
L’abbondante presenza di legno morto nella foresta è un elemento che caratterizza il bosco vetusto. Il suo quantitativo viene misurato allo scopo di determinarne il grado di naturalità. Ad esempio, nella faggeta vetusta di Val Cervara, nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise il volume di legno morto ammonta al 30% di tutta la massa legnosa.
L’importanza del legno morto risiede nel suo divenire un luogo di vita per centinaia di specie animali e vegetali. Dai funghi saproxilici, che contribuiscono al processo di decomposizione del legno, ai coleotteri le cui larve si cibano di legno morto, a specie di piante vascolari che se ne avvantaggiano per la germinazione, agli uccelli che ne sfruttano le cavità per deporre le uova.
Il Wwf ha avviato il censimento degli alberi monumentali all’interno delle proprie Oasi: dall’uliveto secolare di Torre Guaceto (BR) alla quercia monumentale all’interno del Cratere degli Astroni a Napoli, dalla sughera di 400 anni nell’Oasi di Burano in Toscana ai ‘Tre frati’, faggi secolari dell’Oasi molisana di Guardiaregia Campochiaro, sono decine i patriarchi della natura censiti.
Con la campagna ReNature il Wwf si pone l’obiettivo di restaurare e ‘riconnettere’ almeno il 15% di territorio italiano, concentrandosi sugli ecosistemi con un elevato potenziale di stoccaggio del carbonio (foreste per il clima) e su quelli che contribuiscono alla mitigazione delle inondazioni e alla prevenzione degli incendi e del dissesto idrogeologico, come foreste, zone umide, fiumi e aree costiere.