Perez

Alvise Perez, chi è il distruttore spagnolo oggi a Strasburgo

Lo pseudonimo Alvise dice di averlo mutuato in onore al personaggio di una novella di Agostino Nifo, filosofo italiano del XV secolo. Ed è inoltre l’equivalente di Luis in italiano, che è il suo nome di battesimo. Luis Perez Fernandez, 34 anni, sivigliano, sedicente analista politico, influencer con due milioni di follower su Telegram, è il nuovo fenomeno che ha fatto irruzione sulla scena politica europea alle elezioni in Spagna.

Il suo partito antisistema è Se acabò la fiesta (Salf), ovvero La festa è finita. Antieuropeista, rottamatore di partiti tradizionali e populista, si è accaparrato il 4,5% dei suffragi – 800mila voti – e tre seggi al suo esordio. Più di Podemos e di quanti ne ha ottenuti la sinistra di Sumar, la cui leader, la Vicepremier Yolanda Diaz, ha infatti annunciato le dimissioni dalla guida del partito. Perez, con alcune centinaia di supporter, ha celebrato il successo in una discoteca del quartiere madrileno di Chambery.

Perez, l’ascesa dalla comunicazione ai partiti

Tuttavia, l’emulo di Javier Milei – che promette di “distruggere la partitocrazia, mettere a sorteggio gli stipendi degli eurodeputati, deportare in massa gli immigrati” e costruire “un carcere senza palestra e piscina per corrotti, mafiosi e clandestini” – non è l’ultimo degli arrivati in politica. Con studi in Scienze politiche mai ultimati all’Università a distanza Uned, Alvise si affilia presto a Union Progreso y Democracia (UPyD), fondato a suo tempo dal filosofo Fernando Savater. Per poi transitare al partito liberale Ciudadanos, dove comincia a farsi spazio come Consigliere nella comunicazione politica nel cyberspazio, in collaborazione con agitatori e propagatori di fake news.

Dentro Hazte Oir contro l’aborto

Molti lo ricordano regista di campagne finanziate dal movimento dell’estrema destra Hazte Oir, filiale spagnola di Citizen go, promotore – fra le altre – delle veglie di preghiere davanti alle cliniche di interruzione volontaria di gravidanza, alle quali lo stesso Alvise ha partecipato, ricevendo nel 2021 un premio da Hazte Oir. Le stesse veglie che ha poi promosso davanti alla sede del Psoe contro l’amnistia.

Perez durante il Covid: trionfo di negazionismo e business

La popolarità, tuttavia, è arrivata in piena pandemia quando, agitando teorie negazioniste e cospirative, Alvise ha messo su un business – poi smascherato dall’Associazione dei consumatori Facua – con la vendita online di magliette e bandiere col volto di Pedro Sanchez, il “tiranno” che governava la Spagna. Ma se da quell’avventura uscì quasi indenne, peggio è andata al distruttore con le denunce per diffamazione ricevute dall’ex Ministro José Luis Abalos e dall’ex Sindaca di Madrid, Manuela Carmena, con condanne a risarcimenti per decine di migliaia di euro.

I processi a carico di Perez

È ancora pendente il processo avviato dall’ex Ministro della Sanità Salvador Illa, del quale diffuse sui social un falso test Pcr in piena pandemia. Nel frattempo, la sua comunità di ardillas, gli scoiattoli, come chiama i suoi seguaci su Telegram – col muso coperto dalla maschera di Anonymus – è cresciuta negli ultimi quattro anni, nutrita da quelle che Perez chiama “le notizie autentiche” e che il resto dei mortali liquida come bufale.

“La Spagna è diventata la fiesta dei criminali, dei corrotti, dei mercenari pedofili e stupratori”, ha ripetuto nel suo discorso di ringraziamento per i voti ricevuti. “Ma ora la festa è finita”, ha ammonito. Poi, rivolto al premier: “Pedro, preparati ad andartene. È meglio che ti nasconda nel bagagliaio perché ti metteremo in carcere”.

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