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Europee, in Spagna Sanchez resiste: Pp vince, ma non sfonda

Il Partito Popolare vince le elezioni europee in Spagna ma con uno scarto minimo sul Psoe del Premier Pedro Sanchez. Ne deriva che il risultato spagnolo riflette quello delle elezioni politiche del 23 luglio 2023 con una sostanziale differenza: l’avanzata delle destre.

I numeri delle elezioni

Oltre a Vox, al 10,4 %, cresce la new entry del partito antieuropeo e dell’ultradestra Se acabò la fiesta – La festa è finita – (Salf), di Alvise Perez. I popolari, guidati da Dolors Montserrat, con una stima del 32.4% dei voti otterrebbero 21-23 dei 61 seggi che la Spagna elegge nell’Eurocamera. Un buon risultato rispetto al 20,3% e ai 12 scranni ottenuti nel 2019, grazie all’annessione dei liberali di Ciudadanos che 5 anni fa ottennero 12 seggi e sono rimasti ora fuori dal Parlamento europeo.

Europee, in Spagna il Pp manca il test elettorale

Ma l’onda azzurra del Pp, dopo aver vinto le elezioni politiche con il 33%, non sfonda nel test elettorale che il leader del Pp, Alberto Nunez Feijoo aveva impostato come un referendum sul Governo di Pedro Sanchez. Il Psoe, guidato dalla Vicepremier per la Transizione ecologica Teresa Ribera che aspirante all’incarico di commissaria di Energia e Clima come Vicepresidente nella prossima Commissione Europea, si attesta al 32,4%, ottenendo fra i 21 e i 23 scranni. Una tenuta rispetto al 33,1% e i 21 seggi ottenuti cinque anni fa, quando i socialisti si presentarono con Josep Borrell come capolista.

Vox raddoppia i seggi del 2019: chi sono i nuovi nemici

Vox, con Jorge Buxadé, candidato per la seconda volta come capolista, tra i fondatori ed ex militante della Falange Spagnola, ottiene il 10,4%, che gli consente di ottenere fra i 6 e i 7 deputati nel Parlamento europeo, raddoppiando i 3 del 2019, quando ottenne il 6,2% dei suffragi.

Un’affermazione per il partito di estrema destra del leader Santiago Abascal, aderente alla famiglia dei Conservatori e Riformisti Ecr, che aspira ad essere determinante nel Parlamento europeo. Abascal è stato fra i primi ad aver risposto all’invito di Marine Le Pen, sua ospite alla convention delle destre a Madrid, a formare un maxi-gruppo delle destre a Bruxelles. Ma Vox ha trovato un competitore nella destra radicale di Salf di Alvise Perez, il 34enne sivigliano, antieuropeista e xenofobo, rottamatore del sistema partitocratico ed emulo del Presidente argentino Javier Milei, che all’esordio ottiene, secondo gli exit polls, il 3,9% dei suffragi, conquistando 2-3 seggi.

La sinistra di Diaz strappa il quarto posto

Sul fronte opposto, la piattaforma di sinistra Sumar, della Vicepremier per il Lavoro Yolanda Diaz, si attesta quarta forza con il 6,3% (3-4-eurodeputati), davanti agli ex soci di Podemos, che si fermerebbero al 4,4%. In coalizione le liste della sinistra avevano ottenuto poco più del 10% nel 2019. Junts, dell’ex Europedeputato Carles Puigdemont, con il capolista Toni Comin otterrebbe solo un seggio, dimezzando la rappresentanza di cinque anni fa.

Europee, in Spagna si conferma la polarizzazione

In chiave nazionale, il risultato conferma la polarizzazione dell’elettorato spagnolo, già emersa dalle urne nazionali. Ma la vittoria è inferiore alle aspettative per i popolari di Nunez Feijoo, che secondo i sondaggi di un mese fa avevano un vantaggio di almeno dieci punti. L’opposizione alla controversa legge di amnistia e le polemiche, sollevate dall’inchiesta giudiziaria che vede indagata Begona Gomez, la consorte del Premier Pedro Sanchez, hanno mosso fino a un certo punto il voto contro i socialisti. Che hanno mobilitato l’elettorato anche sulla crisi diplomatica con Buenos Aires dopo le accuse di corruzione del Presidente argentino Javier Milei al governo progressista e alla moglie di Sanchez.

 

 

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